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PERUGIA 1416 INCONTRA LA CITTA’. IL CONDOTTIERO E LA TERZIARIA: BRACCIO E MONALDUCCIA FORTEBRACCI.

E BRACCIO AVEVA TRE SORELLE. Una forse più simile a lui per carattere deciso e temperamento audace. Mentre di Giovanna e Stella poco si conosce, di Monalduccia si sa che ebbe gran parte nell’Ordine Terziario sino a diventarne figura di spicco. Non una monaca del filone clarissiano, nè domenicana, nè agostiniana, ma una “soror” terziaria, di quella  Regola, approvata ufficialmente nel 1289, che appariva quasi fondata per le donne. Le donne erano dentro il cerchio delle esclusioni: dalla vita politica, da quella amministrativa ed economica, da quella culturale e dall’asse ereditario che privilegiavano la figura maschile. Il mondo femminile si giocava tra matrimonio e vita di famiglia o clausura dei monasteri,  e fu quindi attratto dal terziario che sembrava offrire alternative interessanti: si poteva vivere liberamente nelle aree urbane e anche negli eremi, non vi era obbligo di clausura e soprattutto era previsto il mantenimento della  proprietà personale, e di quelle possedute tramite lasciti. Monalduccia si impose in questo universo dinamico femminile. Donne che avevano maggiore libertà di azione, pur conservando in comune i pasti, i momenti della  giornata legati alla preghiera o ad altre attività. Erano infatti sorelle, non monache.

L’ORDINE FRANCESCANO TERZIARIO, dedicato ai laici, era nato per varie ragioni, non ultime quelle di “sistemare” le vedove e le fanciulle aristocratiche, che rappresentavano un evidente costo sociale senza contare poi che alcune di esse non potevano entrare in quei  monasteri istituzionali che erano riservati soltanto ad alcune famiglie nobili e altre che rifuggivano l’idea della totale chiusura entro le mura conventuali e della interdizione dalla vita attiva e sociale. Impediti quindi da circostanze speciali di entrare in uno dei grandi ordini religiosi, maschile (primo ordine) o femminile (secondo ordine), decidevano così di seguire una terza regola redatta nello spirito del relativo prim’ordine e approvata dalla Santa Sede, vivendo sia nel mondo (terziarî secolari) sia in comunità (terziarî regolari). Donne che volevano vivere la vita e la spiritualità del francescanesimo, senza diventare monache. Perugia era disseminata di luoghi claustrali:  tra il Duecento e Trecento erano già numerosi i monasteri religiosi femminili e nel 1400 si affaccia la nuova realtà di un pullulare di donne che aderiscono al terziario.

 

COSI’ MONALDUCCIA “governò” con autorità ben due realtà conventuali: quella di Santa Maria di Valfabbrica e il Monastero di Sant’Agnese, nel Rione di Porta Sant’Angelo, temporaneamente lasciato dalle Clarisse, che divenne sede delle Terziarie Francescane fino agli inizi del 1900. Fuori dagli schemi di un rigidità claustrale, con la possibilità di uscire e conoscere altre realtà e di amministrare beni, i propri e quelli donati sotto forma di  lasciti. Quindi erano necessari  carattere, capacità, temperamento. Cosa di cui Monalduccia sembra fosse ampiamente fornita.

 

IN ALCUNI DOCUMENTI, conservati presso l’archivio di santa Agnese, o in quello della sacrestia di San Domenico, si legge di alcuni lasciti testamentari a favore di Monalduccia.  Così vengono donate da una benefattrice “inter vivos a domine monalduccia” terre e case in cambio della promessa di ospitalità e mantenimento  finchè in vita. Ed è del 1422  una altra donazione ortiva situata nel contado di Porta Eburnea vicino l’ attuale quartiere di Fontivegge. Una terza proprietà, risalente agli anni trenta del 1400, risulta donata da una certa Tommasa: si tratta di una casa nel rione di Porta Santa Susanna, accanto all’attuale chiesa di  santo Stefano. Questi fatti rivelano che Monalduccia era considerata una personalità di spicco nel mondo delle terziarie, forse anche a causa della sua stretta parentela con Braccio che, ad esempio, concederà all’“ hospitale di Valfabbrica” la esenzione del pagamento delle tasse.

 

NEL 1436 MONALDUCCIA, “ mens sana et corpore languens”,  detta il suo testamento.  Assegna tutti i beni ereditati ai due monasteri terziari e ne lascia l’ usufrutto a suo nipote Carlo, figlio di Braccio.  Alla morte di Carlo passeranno di nuovo ai monasteri, specificando la sua essere una donazione “pro anima”,  tipica del periodo storico. Dell’antico monastero di santa Maria di Valfabbrica non e rimasto quasi nulla. Mentre quello di sant’ Agnese, tornato intorno al 1911 alle Clarisse, è perfettamente conservato.

 

 

                                          Braccio e Monalduccia Fortebracci: il condottiero e la terziaria

                                                          Ne ha parlato : Giovanna Casagrande

                                                                      Sala Sant'Anna- Perugia

                                            Incontro nell’ambito di “Perugia 1416 incontra la città”

 

 

 

marilena badolato

 

 

AUTHOR - Marilena Badolato