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8-11 marzo. “GOSSIP AMOROSO” ALLA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA. Fu persona molto amorosa, ovverosia amori e passioni degli artisti del Rinascimento.

Peperosa:

8 marzo, in mezzo a gossip amorosi…d’arte. La vita e le donne di artisti presenti nella nostra Galleria nazionale dell’Umbria a Palazzo dei Priori. Idea diversa per festeggiare diversamente una data importante.

BERNARDINO DI BETTO DETTO IL PINTURICCHIO: pintoricchio, pittorucolo, diremmo oggi per tradurre tale termine, racconta il Vasari delle Vite, riferito all’aspetto e alla perizia tecnica. Sull’aspetto non possiamo certo dissentire: lineamenti poco regolari e sgradevoli, molto basso di statura, affetto da sordità, piuttosto avaro. Un Autoritratto di Bernardino di Betto lo troviamo nella Cappella  Baglioni a Spello. Sull’imperizia pittorica tanto rimarcata dal Vasari, che gli rimprovera persino un uso eccessivo dell’oro, di “ fare a le sue pitture ornamenti di rilievo messi d’oro, per soddisfare delle persone che poco di quell’arte intendevano, acciò avessono maggior lustro e veduta, il che è cosa goffissima nella pittura.”, possiamo avanzare qualche dubbio, non vorremmo celasse un piccola  invidia, partigianeria di scuola  toscana nei confronti di un  artista perugino, visto che il nostro ebbe una ricca carriera sotto ben cinque Papi. A Siena sposa Crania, una donna che ben presto lo tradirà, ma fino in fondo, obbligandolo ad una convivenza a tre, sotto le stesso tetto, ma non certo nello stesso letto, lui obbligato  a dormire solo in una angusta cameretta. Isolato e chiuso in casa per indurlo con la forza a vergare un testamento, si ammalerà  fino a morirne. Sepolto miseramente e senza cerimonie, lascerà ricche la moglie e le figlie. In uno dei quadri degli affreschi della Libreria Piccolomini a Siena, in alto, si nota ritratta la figura di un uomo munito di bastone che percuote una donna. Forse il sogno-desiderio mai avverato del Pinturicchio stesso…

NICCOLO’ DI LIBERATORE DETTO L’ALUNNO: di lui abbiamo il Gonfalone dei Legisti del 1466, che si trovava nella chiesa di Santa Maria de’Servi, una delle chiese distrutte con la costruzione della Rocca Paolina. L’Alunno, pittore di bottega a Foligno, sposa la figlia del suo maestro Piero di Mazzaforte, andando ad abitare nella stessa casa dove era situata anche la bottega. Nel restauro della città di Foligno del dopo terremoto, l’ultimo, nel Monastero di Sant’Anna che coincide con la casa di Mazzaforte-Liberatore, sono stati ritrovati interessantissimi reperti, graffiti, studi di figure e fiori, prove di colore, disegni, bozzetti, tra cui un autoritratto che lo raffigura insieme alla moglie Catarina.

FILIPPO LIPPI: fu a Perugia intorno al 1460,  chiamato a giudicare la perizia o meno dell’opera di Benedetto Bonfigli nell’affrescare la Cappella dei Priori. Frate, si innamorò perdutamente di una suora di un monastero e  la volle assolutamente come modella. Lucrezia Buti ottenne così il permesso di uscire dal monastero per recarsi a posare da Filippo Lippi. Nella Madonna della sacra cintola, la figura di Santa Margherita ha il volto di Lucrezia. I due amanti fuggono insieme, inutilmente inseguiti dalla sorella di lei. Alfine, per intercessione dei Medici, Filippo otterrà lo scioglimento dei voti, ma non si sposerà mai, spirito più propenso al libertinaggio che alla vita coniugale. L’immagine però di Letiza ritornerà in quasi tutti i suoi lavori: sarà anche il volto della Madonna col Bambino e angeli dove, racconta il Vasari, uno degli angeli rappresentati è  il loro stesso figlio.

RAFFAELLO: la Deposizione Borghese (Baglioni) del 1507, fu commissionata a Raffaello dalla Nobildonna Atalanta Baglioni per la Cappella di famiglia a San Francesco al Prato. Questa opera doveva commemorare la morte violenta del proprio figlio Grifonetto, ucciso a Perugia in un agguato lungo le Scalette di Sant’Ercolano. Nel 1608 fu trafugata dai Borghese, e solo una copia è tornata a Perugia. Anche Raffaello ha una storia d’amore molto importante verso  una donna tenuta segreta, perchè era stabilito dovesse sposare  la nipote di un cardinale. Sia nel dipinto La velata che soprattutto ne La Fornarina appare ritratta questa fanciulla amata. La Fornarina ha una perla nel capo e un braccialetto al polso sembra con inciso il nome Raphael. Forse è  la stessa donna che ritorna nella Madonna Sistina.

ORAZIO GENTILESCHI, pittore nella Roma del’600, e padre di quella Artemisia protagonista di una torbida vicenda a tinte fosche. Orazio denuncia al Papa la violenza subita dalla figlia, la giovinetta Artemisia, ad opera del pittore Agostino Tassi. Il processo durerà mesi e si concluderà con una lieve condanna del Tassi. Artemisia, pittrice anche lei sulle orme paterne, racconterà questa vicenda nelle sue opere, in Susanna e i vecchioni, dove palese è la vicenda autobiografica, nella figura di Susannna, uscita dal bagno e avvicinata lascivamente da questi due personaggi, uno anziano, che è forse lo stesso padre, l’altro con folta chioma e barba neri, lo stesso Tassi. Nell’altro suo famosissimo dipinto: Giuditta che uccide Oloferne, di una vivezza e crudezza impressionanti, di impronta caravaggesca, Artemisia si trasfonde artisticamente in Giuditta  che taglia quella testa ornata da barba e capelli nerissimi, ancora una volta dell’odiato Tassi.
Artemisia, considerata nella società del suo tempo, un esemplare di donna emancipata, diverrà un emblema di donna intelligente, forte, precorritrice di gusti e tendenze. Per restituirle la fama che le compete per bravura, per forza e per dignità, le è stata dedicata una Stella: un Asteroide, il 14831 Gentileschi, scoperto nel 1987 da E.W. Elst, affinchè rimanga nella nostra memoria nei secoli.

Cult:
La nostra  Galleria Nazionale dell’Umbria. Sale 1-40: Testimonianze pittoriche e scultoree  del Due-Trecento perugino; La pittura senese, fiorentina e marchigiana del XV secolo; I Capolavori del Rinascimento; I Maestri della valle umbra e dell’area appenninica; Il Tesoro: lavori di alta oreficeria e avorio; La stanza con una preziosa collezione di tovaglie umbre; Frammenti scultorei di Agostino di Ducio; Le vetrine con incisori e ceramisti; la Cappella dei Priori; I capolavori della pittura e Scultura del Rinascimento perugino; La Pittura a Perugia nella prima metà del’500; I maestri del Manierismo umbro; La Pittura tra Cinquecento e Seicento; Il Settecento; La Collezione Carattoli.

Torniamo un attimo alla Sala 20. Le vetrine con incisori e ceramisti: in una vetrina i ferri da cialda, per cuocere ostie nei conventi, poi patrimonio di famiglie nobiliari, usati per far dolci, cialde farcite con frutta secca tritata, in occasione di feste e ricorrenze, con incisi stemmi gentilizi, fiori, gale, simboli di casate. Notevoli quelle create da  Francesco di Valeriano, detto il Roscetto e dalla sua Bottega. Alcune scritte curiose incise sui ferri:  Colui che fa le cialde ha bel tacere che e più bel tempo che se possa avere (Bottega del Roscetto, 1512);  Quisti ferra a facti fare oddo orfo per non li prestare (Francesco Valeriano detto il Roscetto, ferro cesellato 1470-80). Oppure inciso nel manico: Rossiectus aurifex me fecit in Perosia, AD MCCCCLXXXXV.

Galleria Nazionale dell’Umbria  8-11 marzo 2012: Amori e passioni degli artisti del Rinascimento a Palazzo dei Priori     visite guidate

marilena badolato      maribell@live.it

AUTHOR - Marilena Badolato