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FIORI IN INVERNO 2 SPELLO-VILLA FIDELIA, PROVINCIA DI PERUGIA

Venghino, venghino Lor signori, a veder la malia delle magiche lanterne…venghino!

La bellissima Sala del camino di Villa Fidelia si anima di spettatori richiamati dalla voce di Luciano Zeetti del Museo del Giocattolo di Perugia, che spiega illustra e anima le lanterne magiche.  “Lanternista” d’eccezione questa sera,  ripropone  un mestiere del tempo che fu, come un tempo sulle piazze.

Le Macchine dell’illusione in movimento, giochi d’emozione nel vedere come ci si divertiva nei secoli addietro con queste lastre di vetro colorato- le proiezioni delle quali iniziano già dal 1600- un primo tempo fatte a mano, poi stampate. Lastre che trasmettono figure e immagini fisse, che poi, con il loro scorrere, simulano un movimento, una simultaneità,  prodromo del cinema vero e proprio, un pre-cinema insomma. I temi trattati questa sera sono Il viaggio, un vascello che solca mari tranquilli che ci porterà a Venezia, bellissima lastra simile a cartolina  per i colori splendidi e la ricchezza di particolari, o a Pisa, con la sua torre pendente o verso terre esotiche in paesi lontani. Altro tema, altro movimento, Mestieri e Passatempi, tra i mestieri curiosamente singolare il “cavadenti” con il cliente che a bocca spalancata sgrana gli occhi per la paura- e il dolore supponiamo- e il dente che entra e esce dalla bocca; tra i passatempi il pescatore che viene pescato o il cacciatore che viene in una tagliola catturato; o il tema de I Sogni, sogni-incubo che sono popolati da mostriciattoli cangianti di colore o scheletri con la testa anche mozzata ( decapitati o ghigliottinati certo a quei tempi!) o invece bei sogni, colorati da caleidoscopi di colori, i tromatropi. Il tutto con l’accompagnamento da “cinema muto” del bravo Manuel Magrini al pianoforte.

Difficile staccarsi dalla magia di questa sala, ma è tempo di andare ad ascoltare le storie del Maggio e i suoi rituali in Centro Italia. Una conversazione allegra-erudita di Gino Bulla del gruppo ZTL di Assisi, ovviamente sarà il Calendimaggio, forse oggi il rito più grandiosamente scenograficamente e tecnicamente rappresentato nella sua oralità nei suoi canti e nelle scene teatrali. Ma anche la maestosa ritualità dei Ceri di Gubbio, il 15 di maggio di ogni anno da secoli, l’alzata di Ceri al cielo che si ripete nel  suo rito perenne, e tutte le altre rappresentazioni del Maggio nostre umbre e del centro Italia, accomunate da storie e territori. Con la figura dell’albero,  in genere un pino o un pioppo,  che ovunque ritorna prepotente a simboleggiare la fertilità della natura e dell’uomo.

Singolare il rito delle ” frasche d’onore”, rami fioriti che il ragazzo dona alla sua ragazza nei giorni di maggio, a rinnovellare una promessa d’amore.

Figure e canti, oralità di rinascita di primavera, primo vere, la prima stagione abbandonato l’inverno. Tutto racchiuso in straordinarie foto in bianco e nero. Alcune del Calendimaggio sono del famoso fotografo di Assisi Andrea De Giovanni, scelta consapevole e mirata a rappresentare l’essenzialità dei gesti e far sì che solo le immagini  parlino e che nemmeno il colore possa distogliere dall’importanza e dalla verità del gesto.

Nel mezzo la Mostra degli artisti dei presepi, Praesepia, curata dalla Associazione Amici del Presepio di Città di Castello, con presepi in terracotta di Romano Dini, artista che ha composto anche pezzi ispirati ai grandi classici danteschi, Dante e Beatrice o Caron Demonio o Paolo e Francesca, qui invece con una mostra sulla natività; e i presepi in legno dai nomi a noi cari di ciliegio, noce, ulivo, o magici nomi di terre lontane come tulipie o hiroco di Carlo Paolo Granci: una natività ha come sfondo intagliato, mi dice l’artista, l’amata Città di Castello, le sue chiese, le sue piazze, le vie della sua città, libere interpretazioni di presepi su legno, materia viva dalle mille sfumature naturali diverse, dai mille nodi, dalle mille striature a raccontare di ambienti e mondi diversi.

Ora è il momento di Umbria Tradizioni in Cammino e l’allegro trenino folk ci porta i canti e la musica de La Nuova Brigata Pretolana, musica di voci stentoree e strumenti anche non convenzionali: palmo delle mani, nocche, tavolo di legno, cucchiai, bottiglie,  tamburelli…

“ Buona  sera miei signori…” il paese di  Pretola degli anni ’50-‘60-’70 canta i suoi stornelli. E ritornano refrain noti, ma ”girati” in dialetto perugino !

Me lo dai ‘l tu fazzolettino…/ Me lo dai ‘l tu’ fazzolettino / Te lo lavo su pietra de marmo / ogni battuta è ‘n bacino d’amor…

O lo stornello Colgo la rosa: Ardamme la mi’ roba che t’ho deto, c’è anche quill’anellino che c’è ‘n tol deto…E colgo la rosa e lascio stà la foglia…

Canti poi da taverna, da osteria, sul vino: Questa sera più dolce è ‘l mi core , più dolce è ‘l parlar … Arbevo anch’io, ma qui c’è ‘l vino e arbeven tutti…

Si termina con il canto più famoso: Le ragazze pretolane: Te lo dicevo, biondina, ‘n ci’andà / l’aria de Roma t’ha fatto ammalà…e il tempo è scandito dal palmo della mano che batte sul piano del tavolo di legno e dalle belle voci che cantano e motteggiano. Applausi e ancora applausi a questo gruppo.

Si va ora nella Loggia Calcagnadoro per un tè di spezie profumato e una cioccolata calda di panna vestita, e dolcetti a suggellare una magica serata

Prossimo appuntamento: VENERDI’ 4 GENNAIO 2013  ORE 16, con:

Le Lanterne Magiche in movimento, le proiezioni

L’esposizione dei presepi d’arte

I riti del Maggio, conversazioni

Ascolta la tradizione: Antichi Sapori ( Gualdo Tadino )

Tè, cioccolata e dolcetti…

marilena badolato     maribell@live.it 28 dicembre 2012

AUTHOR - Marilena Badolato