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ijf13: FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL GIORNALISMO 2013

ijf13 la Via Mazzini rinnovata

ijf13 la vetrina della storica pasticceria Sandri

hotel brufani: la press room

ijf13 Hotel brufani: la press room

ijf13 Il Bar Collins dell'Hotel Brufani

ijf13 Il Bar Collins dell'Hotel Brufani

ijf13 la vetrina con i miei tè al bar Collins

ijf13 la vetrina con i miei tè al bar Collins

ijf13 un tè con il giornalista Bruno Gambacorta e Marco Faiella executive chef Hotel Brufani

ijf13: arrivederci al prossimo anno

ijf13: arrivederci al prossimo anno

lo storico hotel brufani

ijf13 lo storico Hotel Brufani

ijf13 l'Hotel Brufani invaso dai giornalisti

ijf13 l'Hotel Brufani invaso dai giornalisti

Il centro storico di Perugia per cinque giorni si è trasformato in una “piccola cittadella dell’informazione” sul territorio, nell’etere, in rete. Una informazione a 360° e in tutti i luoghi possibili, per strada, nei vicoli e nelle piazze, lungo il Corso e nelle sue parallele, in alberghi, nei teatri e nelle sale storiche, complici l’ingresso libero agli appuntamenti, l’alta caratura degli speaker e degli argomenti trattati e tanta voglia di parlarne, di condividere l’evento, soprattutto da parte dei moltissimi giovani intervenuti. Una preziosa e bellissima pandemia a larghissima diffusione, tanto era l’andirivieni lungo Corso Vannucci e le vie limitrofe. L’Hotel Brufani con la sua fisionomia di albergo da sempre aperto alla storia, alla cultura e al mondo, era invaso letteralmente da giornalisti, da appassionati, da curiosi cittadini tanto da sembrare un grande corridoio aperto, una città aperta che ha ospitato oltre 70 incontri spalmati nelle varie sale e salette. Dall’Info Point alla Press Room, agli incontri nelle Sale Priori, Raffaello e nella preziosa e “intoccabile” sala Maggiore, nella Sala del Collins, nel Bar Bellavista. Del resto l’intraprendenza dell’albergo è storica ed è rimasta intatta nell’aria stessa che si respira al suo interno. La stessa lasciata in eredità da Giacomo Brufani, il suo fondatore, che lo portò ad essere un operatore turistico ante litteram, cioè colui che organizzava, pensando a tutto. “ Il courrier ingaggiava i legni e i cavalli, trovava le camere per il pernottamento, difendeva il cliente contro l’esosità degli osti e dei vetturali, si intrometteva negli acquisti, interpretava le parlate locali[…] Ancora oggi alcuni vecchi alberghi di lusso hanno le cosiddette “camere per i corrieri” anche se ormai le affittano a caro prezzo ai viaggiatori normali. Giacomo Brufani fondò a Londra un “Club for Courriers” in modo che questi primi operatori del turismo potessero prestarsi assistenza nel loro lavoro, intuendo l’avvento dell’homo turisticus e la nuova grande industria dei viaggi di piacere che doveva esplodere nel secolo futuro […]”Uguccione Ranieri di Sorbello, Perugia della Bell’Epoca 1859-1915.

Una storytelling collettiva, questa edizione di ijf, con tanta voglia di confrontarsi e stare insieme, in giorni densi di incontri e appuntamenti. Quasi una nostalgia verbale, per non diventare ostaggi del pensiero breve. Il sapere complessivo è cresciuto enormemente, e abbiamo delegato questa conoscenza globalizzata alla tecnologia che ha ricevuto il compito di immagazzinare le conoscenze, restituendocele al momento opportuno. Ma questa delega ha impoverito le nostre capacità cognitive e d’espressione, perché possiamo avere il massimo con il minimo sforzo. Ogni tecnologia infatti interferisce con le nostre funzioni cerebrali. Ieri non potevano fare a meno della scrittura: insegnava quella lentezza tecnica tesa a evitare errori incancellabili, insegnava una calligrafia, una concentrazione sull’estetica del segno, che si univa a una riflessione mentale. Il computer è stato poi scoprire che qualcun altro poteva immagazzinare le nostre idee, mentre noi potevamo andare avanti e avanti gustando il piacere di non ricordare, di non prendere appunti, di non accumulare in quella membrana dal nome strano e misterioso, amigdala, le nostre emozioni. Ora non siamo più noi che adattiamo la tecnologia alle nostre esigenze, ma è lei che impone le sue regole: chiarezza, semplificazione, brevità. Stimolo- risposta a risposta-stimolo. Ma poiché c’è uno stretto legame tra come si scrive e ciò che si pensa- la scrittura infatti impone al cervello una certa metodologia analitica, gli impone di costruire un pensiero, usare una certa sequenzialità e una logica dei concetti- la comunicazione digitale è andata così oltre il suo primario punto di vista, da diventare una inibizione del pensiero logico profondo, e lo ha ristretto nei limiti angusti di una sintesi forzata dove si perde la potenzialità del discorso, le sue infinite possibilità. Oggi per un tweet servono solo 140 caratteri, che escludono la riflessione e donano la leggerezza di una cosa pronta per l’uso. Ma perdendo la possibilità di un pensiero profondo, ne perdiamo anche l’estetica, quel sottile brivido di piacere nel sentire o nell’individuare quel vocabolo giusto al punto giusto e al momento giusto, quel comunicare il sentimento del pensare. Il pensiero della rete, l’umore della rete non esistono, sono sempre i nostri pensieri e umori. Il Festival Internazionale del Giornalismo, se da una parte ha evidenziato l’incremento e il trionfo di Twitter, dall’altra, nei suoi incontri, ha restituito una dialettica, uno scontro, un dubbio, un confronto, un riappropriarsi della parola che è figlia di un pensiero, di una conoscenza e di una logica, di una ampiezza di elaborazioni, che prevede contraddizioni. Al contrario il pensiero breve è certo, tronco, netto, stabile senza margini d’intervento, quasi con l’arroganza di una verità assoluta. Quella sicurezza che in tempi di precarietà esistenziale non è cosa da poco. Ma la voglia di dialogare e confrontarsi ritorna fuori prepotente, ogni tanto. Per questo almeno una volta all’anno parliamone.

ijf13. Al prossimo anno. Everybody is invited, even those who are not invited.

marilena badolato maribell@live.it

AUTHOR - Marilena Badolato