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LA CORSA DEI CERI DI GUBBIO. IL 15 MAGGIO DI SEMPRE.

IL CERO E’ IL “TESTIMONE” DI UNA CORSA, una staffetta del tempo e dello spazio. E la Corsa è un approccio didattico, un insegnamento di vita, una scuola per i giovanissime che seguono, in tanti e sin da bambini, questa loro festa
I CERI CON LA LORO FORMA DI PRISMI che si alzano verso il cielo e affondano con le loro radici verso la terra, e in una emblematica figurazione rovesciata di sotto-sopra, rappresentano in fondo un attaccamento alla tradizione e nello stesso tempo lo slancio verso il futuro, la trasmissione. In questo ben rappresentano la Regione Umbria che li ha voluti stilizzati proprio nel suo stemma.
IL MAZZOLINO DI FIORI viene appuntato dai Ceraioli sulla camicia gialla, Sant’Ubaldo, azzurra, San Giorgio, nera Sant’Antonio.
LA CALATA DEI NERI è sempre seguita con grande attesa della folla per la sua coinvolgente emozione. “ A calare dei Neri impazienti stanno aspettando il vescovo mitrato” …
VIA CH’ECCOLI! Il grido di trepidazione, ammirazione, di liberazione e d’avviso, di invocazione e d’aiuto, autentica esplosione di gioia.
LA PIAZZA PRENSILE DI GUBBIO, altra protagonista dell’evento, è una delle poche piazze ”sospese” italiane; è stata voluta da Federico da Montefeltro che ha lasciato la sua impronta di signore illuminato a Gubbio.
LA BROCCA artsticamente lavorata, viene lanciata dal Capodieci al momento dell’alzata dei Ceri, i suoi “cocci” vengono gelosamente raccolti come talismani portafortuna.
L’ALZATA, questo spettacolo, che sempre si ripete, che sempre è imprevedibile. I Ceri sono chiusi all’interno della Sala dell’Arengo nel Palazzo dei Consoli e la gente, immensa moltitudine, gremisce la piazza rumoreggiando in attesa. Dall’alzata e dai giri attorno alla piazza, le birate, sembra derivare lo slancio e la rincorsa che daranno lo sprint alla corsa.
IL FAZZOLETTO BIANCO, ricamato, è uno “strumento della festa” e dà il via alle velocissime birate, uno spettacolo autentico, un ”girotondo” di esaltazione per prendere velocità e partire verso il tratto conclusivo, il più duro e impegnativo mentre le campane suonano. Il campanile e la sua verticalità, la piazza e la sua circolarità, insieme in una straordinaria simmetria, dove solo i diversi colori delle varie corporazioni risaltano.
IL TROMBETTIERE PRECEDE, custode attento del rito. Il cambio in salita è più semplice, più lento, ma maggiore è la fatica.
LE MANI BATTONO I CERI, appena possono li accarezzano, li strofinano: era un plasmarli quando in origine erano veramente fatti di cera.
8000 PEZZI DI BACCALA’ norvegese preparato per il piatto dei ceraioli, ricetta della tradizione per la vigilia della festa di Sant’ Ubaldo. Una ricetta tenuta rigorosamente segreta, un patrimonio culinario trasmesso di famiglia in famiglia.
MONS. MARIO CECCOBELLI,VESCOVO DI GUBBIO. Dire Gubbio è dire Ceri, dire Ceri è dire Sant’Ubaldo, perchè tutto il contributo degli artisti, la fatica dei ceraioli, il fervore della preghiera verso la sua Basilica, sono il tributo a quelle venerate spoglie, quello stesso fervore che Ubaldo cercò di infondere ai suoi concittadini. I Ceri sono i solenni e avventurosi guardiani della città.
LA SALITA E’MOLTO FATICOSA, l’assalto ai 9 stradoni finali è molto impegnativo, chissà se Sant’Ubaldo riuscirà a mantenere la distanza giusta, sufficiente a chiudere il portone davanti agli altri? Da lontano il sottofondo del suono delle campane della Basilica.
IL PORTONE RIMANE APERTO. Questa volta la porta non si chiude. San Giorgio è proprio a ridosso di Sant’Ubaldo. I tre Ceri entrano nel chiostro e insieme fanno giri di giubilo tutto attorno. La corsa quest’anno si concluderà in modo unitario. Le statue sono staccate e collocate in chiesa, ma i Ceraioli girano ancora, incapaci di staccarsi dai loro ceri .
E’ BUIO MA LA FESTA PROSEGUE in città, nelle taverne, nelle case dei Capodieci e dei Capitani, in quelle dei Ceraioli e di tutti gli eugubini.

CORSA DEI CERI DI GUBBIO 15 maggio 2014
marilena badolato

AUTHOR - Marilena Badolato