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TEATRO CUCINELLI-SOLOMEO: QUARTET, MUSICA DI DANZA.

Grande tecnica e magia. Tecnica dei musicisti, il Quartetto di Roma, tecnica dei danzatori, Deja Donne, che accompagnano, loro, la musica. I gesti ritmati, gli archetti che vibrano se vibrano le braccia, se le oscillazioni rotanti sono sincrone alle vibrazioni delle corde. Linguaggio dei suoni e dei gesti, scambio diretto tra movimento e musica. Una musica di danza. Un danza sincopata, di liberazione, a piedi nudi, in figure e passi  noti. Ora strisciano in terra, e rotolando conquistano tutto il palcoscenico, ora alzano le braccia e catturano il cielo, ora volteggiano, ora rivivono, rotolano, si abbracciano in un atto d’amore, intenso pur se appena plasticamente accennato, in un ruotare insieme figurato, completo, totale. Sagome definite si agglutinano sul palcoscenico come organismi cellulari dove l’uno è origine e continuazione dell’altro. Ipnotizzano la  platea il suono e il movimento. Sembrano loro stessi dirigere le note con le mani, con le braccia, con le gambe, come direttori di un’orchestra infinita. Plastiche marionette senza fili mosse dal vento delle note. Sbattuti, spostati, prostrati, avviluppati, sempre “alati” in circonvoluzioni strette e pressanti che mai si toccano. Se la musica tace, il delirio si ferma. In piedi, immobili, raggi di luce fendono i corpi, intersezioni di gambe e di braccia, geometria di esseri, piramide umana. Riprende il ritmo e così le circonvoluzioni: ruotano e si rialzano per poi cadere di nuovo e di nuovo annullarsi in un andirivieni di corpi, in un giro che diventa un girone infernale tra nebbie che salgono e archetti che stridono. E’ il dolore stemperato ad essere rappresentato. Personale e collettivo.

Un dolore privato nel Quartetto n. 7 in fa diesis minore op. 108, dedicato da Dmitri Shostakovich alla memoria della moglie Nina: incessante pulsione ritmica dell’Allegretto iniziale- vivo è ancora il suo ricordo-, a cui segue l’ atmosfera dolente del Lento centrale- la consapevolezza della perdita- e l’Incipit di percussione drammatica dell’Allegro conclusivo, di chiusura enigmatica. Così il secondo brano, il Quartetto n. 8 in do minore op. 110, uno stesso dramma, ma “pubblico”, dedicato a tutte le vittime della guerra e delle dittature, di tonalità opache e scure quasi funeree, che cita un canto conosciuto da tutti i russi: “Spossati dalla durezza della schiavitù”, un lamento quindi autobiografico e collettivo. In mezzo è inserito Alfred Schnitke  e il suo Quartetto n.3,  dove si intrecciano rimandi antichi, lo Stabat Mater di Orlando di Lasso, e più recenti, l’ultimo dei Quartetti per archi di Beethoven. In costante riferimento a Shostakovich con un  Pesante finale che attua una conclusiva convergenza.

 

                                               QUARTET TEATRO CUCINELLI SOLOMEO

Deja Donne- Danzatori: Martina La Ragione, Fernando Roldan Ferrer, Vladimir Rodriguez Chaparro, Elvira Zuniga Porras.

Quartetto di Roma: violini Marco Fiorini, Biancamaria Rapaccini; viola Carmelo Giallombardo; violoncello Alessandra Montani

Coreografia Simone Sandroni. Creazione Luci Vincent Longuemare.

Una coproduzione Fondazione Brunello Cucinelli/ Deja Donne. Con il sostegno del Teatro Stabile dell’Umbria.

marilena badolato   maribell@live.it   14 marzo 2014

AUTHOR - Marilena Badolato