Blog

VILLA FIDELIA DI SPELLO: UN PAESAGGIO APERTO. AIAPP ASSOCIAZIONE ITALIANA ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO

Una visita – scoperta di un luogo pur conosciuto e ammirato da sempre. Se il giardino è il luogo dell’anima, il giardino architettonico è il luogo dell’anima della storia. Il parco di Villa Fidelia di Spello riassume in sé molti aspetti della storia del giardino, oltre a conservare quel fascino di fruibilità attuale che lo rende vivo e vivibile. E’ un po’ il “ Bignami del giardino”, perché contiene in sé aspetti che appartengono a tutta la storia di questa verde creazione. Terrazzamenti, sacelli, di Venere- che al culto della dea era dedicato- oltre che a quello di Giove, giardino termale, giardino italiano e sopra il bosco, in origine il lucus sacro, antichissimi lecci e cipressi, chiamato più tardi giardino selvatico che doveva chiudere il giardino “creato”e aveva  funzione sacrale, quasi magica con la sua impenetrabilità- la parte oscura-, anche funzione pratica di protezione della casa dai venti e dalle calamità atmosferiche (Leon Battista Alberti), quella di migliorare l’aria, diremmo oggi il microclima dell’ambiente dove si viveva, e persino uno scopo alimentare, quello di fornire cacciagione e selvaggina che qui poteva essere allevata.

Un Santuario federale, dove si riunivano le genti umbre per spettacoli ludici e teatrali, e gli ambienti affrescati e “riscaldati” che fanno ipotizzare un antichissimo luogo termale, vista la grande presenza di acqua. Fonte certa è il Rescritto di Costantino del 326, in cui si concede alle popolazioni umbre di poter celebrare i propri riti religiosi in questo luogo, invece che a Volsinii a due condizioni: dedicarlo alla Gens Flavia, e che la città si chiamasse Flavia Constans, al posto di Hispellum.

San Fedele è un piccolo grazioso tempietto dedicato al santo. Fino agli anni ’30 meta di pellegrinaggi, perché edificato sul luogo del martirio di San Felice vescovo e patrono della città di Spello. Delle antiche decorazioni è rimasto soltanto un affresco murale.

Il giardino all’italiana, o giardino italiano, fatto costruire nel ‘700 da Donna Teresa Pamphili Grillo, è formato da quattro grandi aiuole di bosso che al loro interno racchiudono quattro aiuole più piccole e di più recente realizzazione, aggiunte attorno agli anni ’20 da analisi genetica agraria, secondo il gusto del proprietario. Grandi vasi per la coltivazione di limoni erano appoggiati sulle corsie esterne del giardino secondo la gran moda del momento che vedeva la coltivazione degli agrumi come una specie di status symbol. Venivano coltivati in grandi conche e in inverno, a causa del clima inclemente, messi a dimora. Il muro del giardino era coperto di rose, di cui rimangono alcuni esemplari, le pareti hanno ancora nicchie che ospitavano statue e al centro fontane d’acqua. Un muro che sfruttava la funzione di sostegno del terrazzamento superiore e nello stesso tempo aveva grande funzione decorativa.

Il Ninfeo dove sorge la Torre dell’orologio era il cuore del luogo. L’asse principale di questo giardino e il suo disegno, considera la Palazzina- Casino della villeggiatura-, posta lateralmente alla vista, una casualità, quasi un accidente. La Torre dell’orologio è focale, rinforza la fisionomia del giardino, regala l’ impronta determinante E’ l’asse centrale della prospettiva e nasce sicuramente sul luogo delle antiche Terme: l’acqua dalla cisterna fuoriusciva e arrivava alla fontana poi passava sotto la statua di Diana cacciatrice all’inizio del parco, e poi da lì si dissolveva. […] Lì un’area dedicata alle acque, come attestano vasellame e anfore trovate in località Grignano e i mosaici policromi tardo-imperiali di Misciano/S.Anna. Un’area sacra legata alle acque e alla specificità delle risorgive artesiane in cui l’acqua emerge prepotente dal sottosuolo. Certamente da porre in relazione con il grande santuario ellenistico di Villa Fidelia dedicato a Venere […] (Paolo Camerieri- Dorica Manconi). La Palazzina, ampiamente e splendidamente ristrutturata ospita oggi eventi culturali.

Ma questo luogo incantato va scoperto tutto. La parte più antica del complesso è la Costruzione che ospita le Suore Missionarie d’Egitto; poi la Limonaia, un tempo ricovero invernale di verde prezioso, oggi sede congressuale; il Galoppatoio fatto costruire per scopi equestri e circondato da filari di antichi lecci, che si spinge, passeggiando, sino al Salotto della curiosità, così si chiamava, l’angolo del gossip diremmo oggi, piccola terrazza con sedute au contraire dove si poteva ammirare il passeggio sottostante chiacchierando. Tornando all’ingresso l’immagine che rimanda questo giardino vesuviano posto su un dolce declino e con piccoli terrazzamenti centrali un po’ rococò, è di morbidezza e sinuosità con siepi di bosso a speroni e sicuramente un tempo con aiuole laterali fiorite dove troneggia Diana cacciatrice, una iconografia classica del giardino, esempio di arte topiaria interessante, sia che si intenda derivare da topos arte tipica del luogo, sia che derivi, e ci piace molto, dal nome della cordicella per misurare il terreno che aveva con sé il giardiniere.

Il paesaggio non è solo il verde, macroscopica presenza che permea tutto l’ambiente di colori e aromi, è anche una sintesi architettonica dello spazio che quel verde circonda. Così il giardino è un’opera umana, ma polimaterica e il giardino storico diventa veramente un ‘opera d’arte vivente.

“Paesaggi e Archeologie” è un filo rosso che in Italia lega i nostri paesaggi alla nostra storia, che deve diventare, poiché è patrimonio di tutti, ugualmente condivisa e trasmettere non solo conoscenza, ma partecipazione e condivisione d’ emozione e di affetti.

L’Architettura dei giardini non è solo la parte arborea, ma è anche le pietre, la luce, i venti, l’acqua, il giorno e la notte che tutti insieme danno la complessità dell’ambiente. Che tutti insieme danno un complesso acquerello di sintesi tra la natura e l’uomo tra lo studio e la tecnica e la eterna ribellione delle stagioni e del tempo.

AIAPP Sezione Toscana Umbria Marche

Giardini e Paesaggi Aperti 2013

Paesaggi e Archeologie

Villa Fidelia – Spello

Visita curata da Enrica Bizzarri vice presidente AIAPP, Andrea Pochini architetto, Daniela Costantini paesaggista, Sabina Guiducci, archeologa.

Marilena Badolato    maribell@live.it    13 aprile 2013

AUTHOR - Marilena Badolato