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ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA-DELEGAZIONE DI PERUGIA: CONVIVIALE DI CARNEVALE AL “NUMERO ZERO”.

RISTORANTE NUMERO ZERO, quando l’ inclusività regala una idea fluida della ristorazione. Ottima materia prima e voglia di vivere spalmata nel piatto: questo è il ristorante “Numero Zero” di Perugia, nato da una felice intuizione di Vittoria Ferdinandi conscia di aver regalato un “capitale umano” ricco di tante possibilità. Ragazzi che soffrono di disturbi psichiatrici di diversa entità e che si alternano tra cucina, sala e bancone che qui hanno trovato un luogo dove lavorare con piacere dando il meglio di sé e scoprendo finalmente sé stessi. Undici ragazzi che si sentono parte di una squadra che condivide idee, spunti, approcci gesti, affetti.

 

 

VELOCI, professionali, sorridenti portano in tavola insieme ai piatti l’ allegria di chi sta facendo un lavoro che piace e la consapevolezza del gradimento degli ospiti ai tavoli quando portano via i piatti vuoti. Riempiono la sala di positività.

 

 

I PIATTI sono confortevoli, rassicuranti. In apertura un tris di carciofi, dal crudo in gustosa insalatina al grigliato alla ottima frittura di consistenza croccante e dal cuore morbido. I ceci che seguono fanno compagnia ai maltagliati, la pasta tagliata a caso, ruvida e di spessore grossolano che sposa grandiosamente il rustico dei legumi profumati di rosmarino, la testura del piatto così si completa come da tradizione. Assaggi di agnello scottadito, un classico da noi in Umbria, estremamente puliti nel sapore, strepitosi nella morbidezza donata dal giusto punto di cottura, mentre nella verdura cotta il peperoncino rilascia un piccante amabile, mai invasivo. Ed è carnevale e quindi in chiusura sono le frappe, altrove chiacchiere, e zeppole, altrove brighelle, farcite di morbida crema.

 

 

E I RAGAZZI mi parlano anche del “loro” vino, “Acino Zero”, l’uva che loro stessi hanno vendemmiato nelle nostre colline e l’azienda che poi lo produce per loro, un profumato blend di merlot e sangiovese.

 

 

LA SERATA era iniziata con un banco d’assaggio, diretto con professionalità dall’agronoma Angela Canale capo-panel dell’Umbria, di cinque extravergine prodotti da altrettanti Accademici, che ha decretato la vittoria di uno degli oli per armonia ed equilibrio tra il fruttato, l’amaro e il piccante. Era poi toccato al Simposiarca illustrare il menù della serata.

 

 

I RAGAZZI REGALANO serenità al buon gusto dei piatti, non ricercati ma di materia prima “sincera” un po’ come loro. Una cucina concreta, in cui la voluttà dei piatti viene prima di ogni esibizione tecnica. Una cucina semplice e legata al territorio, la cui chiave è nell'essenzialità. Senza grandi incantesimi, senza ricorrere a una materia artefatta o preziosa: parliamo di ingredienti basici, popolari nella cucina umbra comoda, verace e materica.

 

 

INSIEME A UN ALIMENTARSI DI VITA, la fragilità che diventa forza. Ed è un perdersi nel gusto, pur se fondato su elementi semplici, di piatti che donano immediatamente un senso di benessere, forse perché scaldano l’animo. In certe occasioni, infatti, quello che cerchiamo in un ristorante è andare alla ricerca di qualcosa di meno immediato che corrisponda anche a “vivere un’esperienza”. Vivendo un piatto mastichiamo un pensiero. Una cucina che possa anche regalare “altro”, un’idea fluida della ristorazione.

 

 

CONTINUA a crescere la realtà perugina di Numero Zero, un progetto sociale inclusivo ideato tre anni fa da Vittoria Ferdinandi che per questo ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con la motivazione: "per il suo contributo nella promozione di pratiche di autonomia e di inclusione sociale per i malati psichiatrici"

 

 

QUAL’ E’ il rischio di venire a mangiare al “Numero Zero” ? Di tornare spesso, e che il mondo fuori appaia più brutto e certamente migliore qui dentro.

 

 

 

marilena badolato

 

AUTHOR - Marilena Badolato