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FAI DI PRIMAVERA: 25 E 26 MARZO 2017.

IL FAI DI PRIMAVERA, 25 e 26 marzo, invita a scoprire in Umbria ben 52 luoghi mirabili e spesso poco conosciuti nella loro storia antica. Con la luce nuova che illumina di bello i castelli, le residenze, i borghi e le colline, i palazzi gentileschi, i monumenti. Perché FAI è tutto questo: un immenso patrimonio di bellezza da tutelare. E occupandosi persino, qui da noi  in “zone di terremoto”, su come meglio rispondere a eventi catastrofici: con la prevenzione intelligente e competente. “Terremoto: emergenza, salvaguardia e prevenzione” è infatti il titolo del convegno organizzato dal Fai nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, presso  il Complesso monumentale di San Pietro di Perugia, dove esperti hanno inquadrato la difficile realtà della tutela di un territorio e le sue bellezze architettoniche, paesaggistiche e d’arte. Il silenzio tra le macerie e il dolore di chi si è salvato ma non ha più casa né paese, né le sue bellezze d’arte, né più quelle immagini sacre  legate anche alla umana pietà, i tanti affreschi ridotti in polvere e distrutti insieme al senso di appartenenza.

 

Partiamo da AMELIA (Tr) da visitare Palazzo  Cansacchi ora Bona Galvagno, costruito su un basamento di mura romane e altomedievali, e caratterizzato dagli stilemi del XV e XVI secolo. ASSISI (Pg) e l’ Acquedotto del Sanguinone, una passeggiata di 45 minuti circa per percorrere una parte dell’antico acquedotto; e ancora il Bosco di San Francesco, una antichissima selva dove natura, storia e spiritualità si fondono in armonia; la Cittadella di Assisi, centro di convegni con una importante fonoteca, una ricca biblioteca, una galleria d’arte che conserva opere di Georges Rouault, Aldo Carpi, Giorgio De Chirico, Domenico Cantatore e Carlo Carrà. BASCHI (Tr) con la Chiesa di San Nicolò, iniziata nel 1576, internamente a navata unica, con pareti longitudinali con ordine principale a paraste che ne racchiude uno secondario ad arconi che ne espandono il volume, quasi si trattasse di una chiesa a tre navate. CITTA’ DI CASTELLO (Pg) con l’Abbazia di Badia Petroia, luogo benedettino di Santa Maria e Sant’Egidio di Petroia che risale al X secolo, con largo uso di materiali di spoglio di epoca romana e altomedievale. Oltre all’Abbazia è possibile visitare il giardino e gli ambienti sotterranei di Villa Rossi, sorta a ridosso dell’edificio religioso; e ancora l’Eremo di Buonriposo, sembra che il nome le derivi da una espressione di san Francesco, con le famose “Grotte del Diavolo”, in cui si narra che il Santo abbia avuto apparizioni demoniache; e ancora la Pieve di Canoscio,  romanica, intitolata ai santi Cosma e Damiano, che sorge sul sito di un precedente luogo di culto del VI secolo; l’Oratorio di San Crescentino, costruito nel 1420 e successivamente ampliato nel 1507, custodisce al suo interno un interessante ciclo di affreschi attribuiti al pittore cortonese Luca Signorelli e alla sua scuola. CORCIANO (Pg) e la Mostra “Terr’amata”: allestita nella chiesa gotica di San Francesco, centrata sull’evento sismico che ha colpito il centro Italia, si sviluppa in un percorso con istallazioni materiche, visive e sonore e con alcuni “studenti ciceroni” dell’Istituto d’Arte “Bernardino di Betto” di Perugia. A FICULLE (Tr) nella secentesca Chiesa di Santa Maria Nuova, una delle ultime opere progettate da Ippolito Scalza, l’architetto si cimenta con un tema che sarà poi uno dei più importanti dell’architettura barocca, cioè il tentativo di unificare pianta longitudinale e centrale. A FOLIGNO (Pg) l’Arca del Mediterraneo, un antico molino ad acqua e oggi  struttura della Caritas diocesana, ospiterà una mostra interattiva sui terremoti che si sono succeduti a Foligno dal 1832 ad oggi; e ancora il Laboratorio di Scienze Sperimentali alla scoperta del cibo del futuro, della qualità dell’aria che respiriamo, del cielo che ci sovrasta insieme agli studi degli scienziati Paolo Maffei, Pietro Ubaldi, Feliciano Scarpellini; Palazzo Andreozzi, sede della biblioteca Jacobilli, già residenza del ramo principale dell’antico casato Elmi, fu acquistato nel 1757 dagli Andreozzi, una famiglia patrizia di Bevagna. In passato ospitava l’Istituto delle Suore di San Giuseppe, attualmente è sede della Biblioteca Jacobilli; e ancora  Palazzo Monaldi Barnabò, il luogo della sapienza, che fino al 1997 ha ospitato il Liceo Classico di Foligno ” Federico Frezzi”; Palazzo Vitelleschi, ristrutturato nella seconda metà del Seicento e successivamente rimaneggiato: nella cornice della finestra a destra del portale compaiono intrecciate le lettere G e P, probabilmente le iniziali di Gregorio Piermarini. Il piano nobile del palazzo,  presenta un’epigrafe celebrativa delle imprese del cardinale Giovanni Vitelleschi. GUALDO TADINO (Pg) con l’Abbazia di San Pietro e Castello di Frecco: in una tenuta di circa 500 ettari  tra colline, corsi d’acqua, vallate e zone boschive, sorge l’antica Abbadia di San Pietro in Val di Rasina, edificata nel 1006 dal nobile Radulfo per le monache benedettine e donata alla figlia Armingalda che ne fu la prima badessa. Accanto fu eretto, già nel X sec, il Castello di Frecco, a guardia del borgo. GUBBIO (Pg) con l’Abbazia di Vallingegno, sulla cima di una collina che domina due bellissime vallate,  intitolata a San Verecondo di Spissis, un giovane cavaliere gallico convertitosi al cristianesimo e martirizzato nel VII secolo. All’imponente struttura sono legati numerosi fatti della vita S Francesco; il Castello di Vallingegno domina la sottostante valle del fiume Chiascio ed è posto appena sotto l’Abbazia; la Cappella del Rosario o dell’Assunta è situata lungo il lato meridionale dell’ex Convento di Santo Spirito, questo, sorto nella seconda metà del Quattrocento nell’area in cui nel XIII secolo si trovava l’ospedale dedicato allo Spirito Santo. MAGIONE (Pg) con il Castello dei Cavalieri di Malta, antico “hospitale”  gestito dai cavalieri gerosolimitani dal novembre del 1171. L’edificio si trova nel paese di Magione, in prossimità del lago Trasimeno, ed è la residenza estiva (di solito in settembre) del principe e gran maestro dell’Ordine di Malta; Torre dei Lambardi, edificata tra il XII e XIII, dai Cavalieri Gerosolimitani, alta trenta metri e in posizione strategica, la Torre del Pian di Carpine fu eretta per il controllo del territorio e delle derrate alimentari, soprattutto del pescato del lago Trasimeno verso Perugia; Sala del Consiglio e Palazzo Comunale, un itinerario tra le opere di Fra Giovanni da Pian di Carpine e Dottori: architettura, arte e paesaggio tra Medioevo e Futurismo. ORVIETO (Tr) con la Casa di Ippolito Scalza, luogo-simbolo della vita e del lavoro professionale dell’architetto Ippolito Scalza (1532-1617), che qui ebbe casa e studio e dove morì; il Palazzo Comunale di Orvieto, una struttura del XIII sec. tipica del palazzo pubblico in Italia centrale con loggiato aperto a pian terreno e grande sala comune al livello superiore; la Chiesa di Sant’Agostino – Sede distaccata del Museo Modo e chiostro dell’ex convento, oggi nella sua  veste settecentesca, ospita alcune delle opere scultoree che furono allontanate dal Duomo a seguito del restauro di fine ’800; Palazzo Caravajal dove l’intervento dello Scalza su questo palazzo fu di ricomposizione immobiliare: la corte comitale fortificata che era stata dei Filippeschi e poi dei Simoncelli fu trasformata in palazzo urbano del cardinale spagnolo Caravajal; e ancora Palazzo Crispo Marsciano, nato da un progetto di Antonio da Sangallo il Giovane del 1542: caratterizzato dall’uso del travertino per gli elementi architettonici principali, in antitesi con la norma orvietana che vedeva il basalto come pietra “principe”, il palazzo rimase incompiuto e Ippolito Scalza vi mise mano intorno al 1580; e ancora Palazzo di Cornelio Clementini, del 1567, sempre firmato da Scalza. Nel giardino, notevole il Ninfeo, che sviluppa il tema della finta grotta: Natura naturans e Natura naturata; Palazzo di Sforza Monaldeschi nel suo aspetto generale e nelle scelte dei partiti architettonici su progetto di Simone Mosca, fu realizzato da Ippolito Scalza dal 1575. Da notare la sala principale al piano nobile, detta della Caminata, caratterizzata dalle raffigurazioni della famiglia Monaldeschi integrate con i segni zodiacali e momenti della storia civile e mitologica; Palazzo Gualtiero, il portale, opera dello Scalza, nacque come portale del Palazzo Buzi (n. 7), e fu trasportato qui come oggetto di una vincita a carte alla fine dell’800, da parte di Aldobrando Netti; Palazzo Guidoni oggi Morichetti, anche qui Ippolito Scalza gioca sul fattore scultoreo del prospetto: usa un segno particolare, la conchiglia, sul frontespizio del portale e delle finestre; Villa Ciconia prende il nome da Giaconia Marabottini, anche se l’intervento di Ippolito Scalza avvenne, verso il 1580, per conto della famiglia Buzi, per la quale aveva già costruito il palazzo di città. Originariamente la costruzione aveva una organizzazione legata all’agricoltura; Pozzo di Piazza dell’Erba: il posizionamento attuale di questo pozzo è il frutto di uno spostamento avvenuto agli inizi del ’900. Infatti  il suo sito originario era il livello superiore del giardino posteriore del Palazzo Comunale e afferiva ad una cisterna che permetteva l’approvvigionamento dell’acqua anche per gli utenti del livello superiore del palazzo stesso; Palazzo Buzi: la maestria progettuale dello Scalza qui è evidente (1588): in una via stretta, e avendo di fronte l’imponente Palazzo di Bonifacio VIII, abbassa i piani sul prospetto allungato, li comprime e li schiaccia, gioca tutto sul contrasto fra l’orizzontalità  delle cornici marcapiano e il verticalismo delle finestre; Chiesa della SS. Annunziata dalla facciata incompiuta,  iniziata nel 1582, i lavori risultano interrotti nel 1595, in seguito trasformata in cinema negli anni ’50 del 1900; Convento di San Francesco e biblioteca comunale Luigi Fiumi, qui l’opera dello Scalza, dal 1586 al 1600, fu di “modernizzazione” del Convento. Rimangono le dimensioni notevoli sia del convento che della chiesa mendicante;  il Duomo: gruppo della Pietà di Ippolito Scalza e cantoria dell’organo. Ippolito Scalza ed il rinnovamento del Duomo di Orvieto è il tema storico-artistico della seconda metà del ’500 che si pone come paradigma di una serie di rinnovamenti ispirati dalla Controriforma che portarono alla creazione di un cantiere dove le varie professionalità, dall’architetto allo stuccatore, al pittore e lo scultore, raggiunsero punte di qualità elevatissima. PERUGIA con la nostra Fontana Maggiore, simbolo della città, eretta nel 1275-1278 su disegno di Fra Bevignate e Nicola e Giovanni Pisano, per la parte idraulica di Boninsegna Veneziano e di Rosso Padellaio per la parte bronzea. Due vasche marmoree sormontate da una tazza bronzea, da qui spuntano 3 ninfe che sorreggono un´anfora dalla quale sgorga l´acqua. La decorazione presenta 50 bassorilievi e 24 statue. Gli specchi delle vasche rappresentano personaggi, santi, simboli, scene della città e di fantasia medievale; Palazzo Cesaroni, in stile neoclassico, fu commissionato da Ferdinando Cesaroni, influente borghese della città, che non vi abitò mai. Il progetto fu affidato all’architetto Guglielmo Calderini e i lavori si conclusero nel 1898. E’ Sede del Consiglio Regionale sin dal1977; Villa Monticelli, situata su uno sperone roccioso, gode di un’ottima vista sull’acropoli perugina. La sua corte interna è caratterizzata da un arioso loggiato che sovrasta un giardino all’italiana e una limonaia; il lato orientale invece “nasconde” un giardino più raccolto, ricco di specie botaniche pregiate e di statue di marmo bianche. SPELLO (Pg) i Mosaici della villa romana di Porta Sant’Anna, la visita è al settore centrale della villa, la cui reale estensione raggiungeva una superficie notevole, prolungandosi verso ovest, al di sotto delle abitazioni, fino alla strada romana proveniente da Fulginia. SPOLETO (Pg)  e il Deposito per i Beni Culturali di Santo Chiodo, ideato dopo il sisma del 1997 e ultimato nel 2008 con l’obiettivo di dotare il territorio di una struttura antisismica fornita di adeguate attrezzature nella quale, al bisogno, ricoverare opere prelevate da situazioni di rischio per calamità naturali. Ospita 5.000 tra opere e cassette di materiale archeologico, provenienti dalla Valnerina terremotata. TERNI e il Borgo di Papigno – La porta della Valnerina: passaggi di truppe, terremoti, mutamenti proprietari hanno segnato la storia del borgo di Papigno che conteneva villa Castelli e del suo grande parco, dimora estiva di regnanti e dell’elite viaggiatrice del Grand Tour. Un nuovo importante stimolo alla visita giunge dalla grande scoperta del 2016, la veduta leonardesca, interpretazione del contesto papignese e della cascata secondo l’ottica del grande maestro; la Camera di Commercio – Una istituzione in favore del lavoro e delle arti, l’imponente mole del palazzo, tipica costruzione del Ventennio, caratterizzato dall’emergere di una torre angolare che raccorda i due prospetti principali e culmina nella massa imponente di un orologio civico; Palazzo Giocosi Mariani – Musica e arte a palazzo il Rinascimento della città,  oggi sede dell’Istituto Musicale Briccialdi, ospita affreschi opera di importanti artisti fiamminghi. Meritano una visita attenta la Sala dell’Olimpo, ornata da scene d’amore ispirate alle Metamorfosi di Ovidio, la Sala di David, dedicata al tema biblico del Re Saul che colpisce David, la Sala del Noli Me Tangere e la Sala di Mosè e Aronne; Villa Mattioni ora Giubilei – La villa dell’amicizia luogo che suggella una vicenda esistenziale che vide lo svolgersi di una singolare amicizia e fratellanza tra Lodovico Fongoli (1870/1947) e Giovanni Mattioni (1870/1908), entrambi avvocati, entrambi impegnati nella vita pubblica. TODI (Pg) con Palazzo Atti – Pensi,  visite guidate alla storica dimora e concerto dell’Orchestra degli alunni della Scuola media “Aosta Cocchi” e del Liceo “Jacopone da Todi”. UMBERTIDE (Pg)  e la Casa padronale Santini – Savelli di uno dei poderi dei Santini/Savelli dove, grazie ai discendenti che tuttora la abitano, resistono al tempo affreschi dei primi del novecento, l’antica biblioteca con l’archivio di famiglia e una piccola collezione di quadretti rappresentanti costumi d’epoca. Inglobata al palazzo è la chiesetta ed esternamente resiste ancora lo stemma della famiglia Savelli in arenaria; Palazzo Porrozzi (ex Reggiani), situato nel centro storico della città ingloba le vecchie mura ed un vecchio torrione di difesa che consente una vista suggestiva sull’ansa del fiume Tevere dalle terrazze sul retro, mentre la bellissima terrazza più alta scopre le colline e una vista del castello della Serra Partucci; Palazzo Burelli, appartenuto alla  famiglia Burelli, la più antica di Umbertide con discendenti diretti tuttora viventi, e  attualmente abitato. Situato al centro della città a pochissimi passi dalla piazza centrale vi si trovano gli affreschi di anonimo dei primi dell’Ottocento che rappresentano allegorie delle quattro stagioni e storie di Apollo.

 

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AUTHOR - Marilena Badolato