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I TESORI DELLA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA.

CON CHIARA BASTA alla GNU tra tesori noti e sconosciuti. La bellezza si schiude sala dopo sala tra oggetti d’ arte istoriati da fregi e illuminati da smalti traslucidi a segnare epoche e date e scuole toscane e influenze d’Oltralpe. Materiali preziosi, tra cui suppellettili religiose, a dimostrare la centralità delle arti considerate minori rispetto a pittura e scultura.

 

 

ECCO calici e patene ritrovati nella sacrestia della Basilica di San Domenico, commissionati a partire dalla fine del XIII secolo e appartenuti ai corredo di Papa Benedetto XI che era presente a Perugia con tutta la corte papale. Risalta il calice in argento con formelle in smalto traslucido nel piede, nel nodo e nella coppa, di opera senese, e ricordato anche negli antichi inventari come “calice di Benedetto XI”. La patena circolare ad esso collegata (nell'inventario compilato nel 1548 da Domenico di Francesco Baglioni viene citato soltanto il calice), è quindi probabile che fosse stata sotterrata e così celata prima di questa data, affinché non fosse venduta per far fronte alle forti contribuzioni imposte al convento durante le guerre che funestarono Perugia nella prima metà del XVI secolo. E’ infatti stata rinvenuta nel 1955 sotto il pavimento dell'abside di San Domenico, dove fu nascosta, insieme ad altre tre.

 

 

LO SMALTO TRASLUCIDO della scuola senese (tra il Due e Trecento sotto lo stimolo di esperienze più avanzate dell’arte gotica d’Oltralpe), si avvaleva soprattutto dell' uso dell’argento sul quale veniva inciso un disegno più o meno profondo successivamente coperto da sottili strati vetrosi, mentre la colorazione avveniva attraverso l'aggiunta di ossidi metallici. Definito esemplarmente "spezie di pittura mescolata con la scultura" (Vasari, Le Vite, I, 1966, p. 166), lo smalto traslucido si diffuse presso le corti, gli insediamenti ecclesiastici e civili, i centri di potere di tutta Europa. Forse il successo fu dovuto alla sua possibilità di competere con la pittura per quanto riguardava la ricchezza cromatica, i passaggi tonali, le ombre, nonché la luminosità e la trasparenza delle superfici. E il concetto di lucido-opaco diventerà una delle caratteristiche importanti di differenziazione a quei tempi. Notevoli anche le due vaschette (gemellion) di produzione limosina di fine ‘300 utilizzate per le abluzioni della mani.



 

E PROTAGONISTA E' L’AVORIO nei cofanetti intagliati e dipinti, della seconda metà del Trecento e di area geografica settentrionale. L’Avorio era ricavato dal corno dei narvali, il cui cambiamento di colore si credeva rivelasse l’esposizione all’avvelenamento. Oggetti preziosissimi francesi di produzione più aggiornata con i germi del gotico in valve di specchio di alta qualità esecutiva e particolare eleganza, un piccolo tabernacolo portatile e una Madonna con bambino benedicente dalla veste ampia e sinuosa, tutti oggetti per uso privato. E ancora i Pastorali, dove si evidenziano draghi, simboli del male sia morale che fisico, a identificare la dissoluzione del peccato e le tentazioni demoniache, ma anche la peste il morbus dragonis, che provengono dal potentissimo monastero cistercense di santa Giuliana. Dallo stesso luogo l’imponente reliquiario di Santa Giuliana, datato 1376 e con la cuspide restaurata nell’800, che in origine conteneva, entro un calco di smalti policromi, la testa della santa, venduta poi al Metropolitan Museum of Art di New York.

 

 

UNA PARETE della cappella dei Priori mostra dove è stato custodito il “santo anello” che il racconto vuole utilizzato da San Giuseppe per sposare Maria e che si narra trafugato a Chiusi. Il viaggio alla GNU comincia tra Duecento e Trecento, ma la Cappella dei Priori fu ricavata dall'ampliamento del palazzo iniziato nel 1442 e ultimato nel 1450. A seguito della morte di Tommaso Pontano, cancelliere del Comune di Perugia avvenuta nel luglio del 1450, si discute in Consiglio per riavere la somma di 140 fiorini ingiustamente detenuta dai suoi eredi da destinare all’ornamento della nuova Cappella dei Priori ricavata nel corpo di fabbrica del Palazzo. E a narrare le storie del protettore del palazzo San Ludovico da Tolosa e del patrono di Perugia Sant’Ercolano sarà il pennello di Benedetto Bonfigli, il pittore più illustre della città prima dell’ascesa di Perugino. “E il lungo, elegante preambolo scritto dal notaio dei Priori Giacomo di Paolo Nini, traccia le linee di quel desiderio di autocelebrazione da esibire negli spazi del potere che la città persegue con straordinaria efficacia fin dai tempi della Petra Iustitie e della Fontana Maggiore. È nel cuore del Palazzo, nel luogo destinato alle riunioni più “segrete” dei Priori, oltre che alla preghiera e alla contemplazione, che si vuole ora riassumere e rappresentare il Buon Governo della città”. (M. Ferretti, “Le rappresentazioni di città e la cappella dei Priori”, qualche ipotesi di lettura)

 

[…] Ut ipsa capella sit splendida decora et hornata cum sit decus ornamentum et speculum dicti palatii et tamquam principale menbrum dicti palatii et locus precipuus et singularis ubi M.D.P. et quiqui nomine tam forenses quam alii qui in dicto palatio ingrediuntur ad dictam capellam tendunt et maxima cum delectatione et animorum voluptate ac recreatione delectatur et conversantur. Et ad rei publice decus et singulorum hominum et predicte civitatis honorem et gloriam tendit si dicta capella sit omni specioso decoro ornata delectabilis et amena et etiam quia in ipsa capella quotidie divina maiestas colitur et adoratur et divina celebrantur officia […].

 

 

E OGGI ATTRAVERSO le reti di protezione delle finestre della Galleria, Perugia dei tetti mi appare confusa in un bianco nero misterioso e affascinante. Sempre così bella.

 

 

marilena badolato

AUTHOR - Marilena Badolato