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LA PAROLA MUSICALE. UN INCONTRO ALLA STRANIERI SU KHALIL GIBRAN CON ISABELLA FARINELLI E STEFANO RAGNI.

LA LEVITA’ del pensiero di Gibran, ma anche la sua forza. La “tranquillità” che emana la lettura dei suoi versi, ma anche la fermezza di un pensiero che non divide ma unisce. In Gibran Oriente e Occidente sembrano fondersi in una filosofia che tocca in profondità i temi fondamentali dell’ esistenza umana, trasmettendoci nei suoi insegnamenti frammenti d'eternità.

 

 

KHALIL GIBRAN fu un poeta, filosofo e pittore libanese naturalizzato statunitense. La poesia di questo “profeta della parola” venne tradotta in oltre venti lingue in tutto il mondo e a cento anni esatti dalla pubblicazione del suo capolavoro, Il Profeta, che sin da subito divenne un classico del tempo, Isabella Farinelli, responsabile dell’Archivio Diocesano di Perugia e curatrice dell’edizione italiana, riporta il suo pensiero, insieme alla lettura del testo ripubblicato per questo importante anniversario.

 

 

LA PAROLA MUSICALE, la lingua italiana e la musica. La parola che, secondo Gibran, ha ascendenza divina che ci dimentichiamo possa essere evocata, poiché il linguaggio proviene dalla saggezza divina stessa. Questo è il tema della serata dove parole e note si uniranno in un unico percorso poetico-musicale grazie anche alla presenza del Maestro Stefano Ragni al pianoforte, qui nell’Aula Magna della Università per Stranieri di Perugia. E si aprirà con Oscar Merikanto e la sua musica miniaturistica, per un ascolto in purezza.

 

 

L’ardore di cogliere la verità profonda in un personaggio e al tempo stesso di specchiarvi se stesso e l’umana universale vicenda anima la produzione poetica dell’autore libanese, e Barbara Young, che gli fu vicina negli ultimi anni, dedicandogli a sua volta una biografia, sceglie di intitolarla con le sue stesse parole, sigla di appartenenza e insieme di alterità: This Man from Lebanon. L’uomo venuto dal Libano diciannove secoli dopo non ha ancora concluso la sua appassionata ricerca sul Figlio dell’uomo e su se stesso. È forse questo, a garantirne la non comune vitalità, attraverso e nonostante le molte edizioni e ristampe. «Ancora un poco, una pausa tra gli aliti dell’aria, e un’altra donna mi darà alla luce». Più che il ritorno in una terra definita, è l’unione trascendente, quella tra Goccia e Oceano, tra Sabbia e Schiuma (titolo del 1926) il richiamo del mare al quale Almustafa obbedisce, non senza lasciarne l’invito alla donna che ha creduto in lui: «Quando Amore ti chiama, segui il segno e anche se è lungo il sentiero quando l’ Amore parla non indugiare ». E nel giugno del 1912, guardando il Cambridge Street Bridge, scrive: «Costruire un ponte… ecco cosa voglio fare: costruirne uno così robusto e solido che lo si possa attraversare per sempre». (Isabella Farinelli)





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AUTHOR - Marilena Badolato