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ASPETTANDO PERUGIA 1416: DAL CONVEGNO SU BRACCIO FORTEBRACCI, IL CONDOTTIERO CHE VOLEVA REGNARE.

UN BRACCIO diverso, visto sotto una luce diversa. Condottiero, ma anche politico e abile stratega, un signore e un vicario. Un condottiero che voleva regnare. Con quel “sogno impossibile” di unificare l’Italia centrale in un unico dominio, ma senza aver fatto i conti con la sorte e con i veri Signori del tempo: i papi e i re.

 

ASPETTANDO PERUGIA1416”, con questo convegno che ricorda i 600 anni della morte di Braccio, ha voluto mostrare il personaggio e il suo periodo storico, avvalendosi di una base scientifica e documentaria. Interessantissimi infatti i carteggi, le lettere, alcuni inediti, le testimonianze tratte da diversi archivi nazionali.

 

 

"BRACCIO è un personaggio che si svela sempre più interessante- esordisce Tommaso di Carpegna Falconieri che ha aperto e chiuso il convegno di studi- e “Le Terre di Braccio” è una associazione che ha un comitato scientifico di studiosi e universitari rilevante nella scelta dei temi e degli obiettivi da perseguire, Vuole essere anche uno strumento di fusione tra cultura e società. Braccio quindi vene esaminato nel modo in cui entra in relazione con il  territorio di allora e di oggi. E oggi qui sono presenti giovanissimi ricercatori e meno giovani studiosi a rievocare insieme fatti inediti o poco noti ai più". E citiamo i relatori presenti: Filippo Orsini, Roberto Lamponi, Filippo D'Agostinis, Franco Ivan Nucciarelli, Alexio Bachiorri.

 

 

PERUGIA E TODI sono state sicuramente le città “più bracceschee soprattutto Fratta Todina che serviva a Braccio per ricoverare le sue truppe e riorganizzarsi e dove strutturò una sorta di cittadella militare, dopo le vari conquiste dell’Umbria meridionale di Orvieto, Spoleto e Terni, e poi ancora di Spello e Assisi, ottenendoi il vicariato su tutte queste terre. E non si limiterà a conquistare, ma fortificherà le frazioni limitrofe creando anche nuovi incastellamenti.



UN POLITICO a cui si chiedevano persino consigli militari. Lo dimostrano le vicende della Marca di Ancona e il legame particolarissimo con Rocca Contrada (Arcevia), chiamata “fedelissima”. In questo periodo storico, molto confuso e complesso, spicca la figura di Braccio non solo nell'atto di conquistare, ma anche nel difficile compito di mantenere i territori conquistai dando loro una nuova fisionomia, pacificando e addirittura ristrutturando e creando nuove opere di consolidamento e abbellimento.




DALL’ARCHIVIO DI SIENA provengono numerosi carteggi e documenti su Braccio e anche dispacci dettagliati sulla sua conquista di Perugia e sul riconoscimento da aprte della città come suo Signore. Infatti nel 1413 inizierà la fase più importante della carriera e del potere di Braccio, che viene nominato da Giovanni XXIII feudatario di Montone e poco dopo sarà anche Governatore di Bologna. Poi scenderà verso Perugia che pur cercando aiuto nel tentativo di difendersi, nulla potrà contro lo strapotere militare di Braccio che conquisterà la città, occupando lungo il percorso molti piccoli castelli.




OLTRE AL MONTONE NERO simbolo della casata, sullo stemma campeggia un leopardo dorato, simbolo della Signoria di Braccio a indicarne la combattività, la potenza militare e politica. Il Campano nella Vita di Braccio lo ricorda come dono della famiglia Bentivoglio di Bologna. Tra i luoghi perugini che testimoniano la Signoria del condottiero vi sono le famose Logge di Braccio, situate accanto alla Cattedrale di San Lorenzo, che furono edificate nel 1423 dall’architetto bolognese Fioravante Fioravanti. Nate con lo scopo di ampliare la cattedrale e collegarla al vicino palazzo, il portico, come testimoniato dagli affreschi di Benedetto Bonfigli nella cappella dei Priori, costituiva l’accesso al palazzo di Braccio che nel 1534 fu distrutto da un grande incendio, tanto da essere denominato “palazzo abbrugiato”. Nei secoli, diversi lavori ne modificarono l’uso e l’aspetto, tanto che delle originali cinque arcate solo quattro sono arrivate fino a noi. Da ricordare anche lo stemma di Braccio Fortebracci che campeggia al centro della parete di fondo di Palazzo dei Priori, sede del Comune. Braccio appare anche nelle pareti della Sala dei Notari, ridipinte o integrate da Matteo Tassi (1885) con leggende, favole e storie bibliche affiancate da vari stemmi, tra cui quelli appunto di capitani del popolo e podestà. Mentre a Palazzo Donini sede della Regione Umbria, la cosiddetta sala Fiume dove campeggano dieci grandi tele dipinte appunto dall’artista Salvatore Fiume e commissionate nel 1949 da Bruno Butoni, è rappresentato anche un Braccio condottiero.

 

 

 

E Alexio Bachiorri, che in questi anni ha rappresentato il condottiero nel famoso Corteo storico di Perugia 1416, ha voluto evidenziare quei valori che Braccio, calato certo nel suo tempo e con l’ambizioso disegno di poter unificare l’Italia centrale, interrotto dalla morte in battaglia, potrebbe trasmettere. Ne è un esempio la biografia ufficiale del condottiero, Vita et res gestae, scritta da Giannantonio Campano nel 1458, una ricostruzione letteraria che del Fortebracci mette in evidenza non solo l’aspetto storico in rapporto alle vicende che lo videro protagonista, ma anche le sfumature del suo carattere, del pensiero, del modo di affrontare le vicissitudini militari e di governo cittadino.





UN’ODE in suo onore fu scritta da Cambino Aretino, viene ricordato anche da Lorenzo Spirito in “Altro Marte” ed in “Lamento di Perugia soggiogata”; Alessandro Manzoni lo cita nella tragedia “Il conte di Carmagnola”; Alessandro Patrignani gli dedica alcune ottave nell’ode “Braccio Fortebraccio valente capitano perugino all’assedio di Cingoli”. Anche Vinciolo Vincioli gli dedica un sonetto. Mentre la famosa Battaglia di Sant'Egidio del 12 luglio 1416, e rappresentata da Paolo Uccello, si trova nella Galleria degli Uffizzi di Firenze.




SEMPRE per i 600 anni della morte d Braccio, domenica scorsa una delegazione dell’associazione Perugia1416, accompagnata dalla Compagnia del Grifoncello guidata da Alexio Bachiorri, si è recata a L’Aquila per rievocare la battaglia di Bazzano del 2 giugno 1624. Questo evento fa parte della mappatura delle rievocazioni storiche italiane promossa dall’ICPI (Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale) del Ministero della Cultura. La presidente Teresa Severini ha sottolineato l’importanza della rievocazione e il forte legame storico tra L’Aquila e Perugia, evidenziando la stima e l’ammirazione per Braccio Fortebracci. Ha espresso gratitudine per l’accoglienza ricevuta a L’Aquila e ha invitato i partecipanti alla rievocazione a unirsi al corteo storico di Perugia1416, rafforzando così un legame culturale e storico che dura da seicento anni.





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AUTHOR - Marilena Badolato