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DAL LIBRO DI POESIE: SPINELLI LIRICO, PERCORSO POETICO PERUGINO IN 100 PASSI, DI SANDRO ALLEGRINI.

NEL ventennale della morte questo lavoro “Spinelli lirico. Percorso poetico perugino in 100 passi”, (Morlacchi Editore) che Sandro Allegrini, giornalista, scrittore e fondatore dell’Accademia del Dònca, ha dedicato a Claudio Spinelli, il nostro forse maggiore poeta in lingua perugina. Le pagine selezionate e divise in sezioni tematiche vogliono creare, a detta dell’autore, un percorso privilegiato grazie alla scelta, tra le tante composizioni del poeta, di quelle “più intime”dove il sentimento prevarica la rima vernacolare stessa e dove tutti noi nella tinta azzurra del ricordo possiamo ritrovarci. E commuoverci. Un “poeta più che altro drént al core”, come scrive nella prefazione l'Assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano. Come drènt’ al core è per noi perugini la nostra città, le sue pietre, i vicoli e le piazze, la Fontana, i profumi buoni del cibo.

 

 

DENTRO le sette sezioni- la città, l’amore, la famiglia, la poesia, i personaggi, la riflessione esistenziale, il paesaggio e la natura-, Allegrini immette nelle diverse poesie brevi note esplicative, una esegesi dei versi, rimanendo però quasi in disparte, dietro le righe con quel rispettoso sentire di chi ha la consapevolezza che è difficile, se non impossibile, penetrare compiutamente la poesia e la mente del poeta. E ne condivide il sentimento con simpatia, cioè soffrendo o gioendo insieme a Lui.

 

 

COME ne La Fontana Maggiore, “simbolo della storia e della bellezza cittadina, motivo d’orgoglio e spirito identitario”, commenta Allegrini. ‘N mezza’ a la piazza come ‘na regina / settecent’anni ‘n te se fòn davéro! […]. O ancora Perugia, “un dialogo ininterrotto con la sua città, conosciuta fin nelle pieghe della storia”: Per me Perugia è come ‘n libbr’uperto / ‘ndua che ce leggo nun se sa le cose: / quille che lia tien’ fòri a lo scuperto / e quille più niscost’e misteriose […] Da brivido d’emozione è L’pietre, “ pietre, conci in travertino o gli umili sassi della cinta medievale, dialogano nella notte indisturbati dal rumore degli uomini”: Quann’è la notte ch’oramò la gente / è git’a lett’e ’n c’è nissun rimore / alora, che de giorno nun se sente, / le pietr’ antiche parlon’ tra de lòre. / I’ qualca volta me ce so’ ‘ncontrato: / ‘n se sa le storie che m’ hònn arcontato...O ancora il ricordo di “una madre gioiosa che cantava e che invecchiando non canta più come quand’era giovane, ma ringrazia la vita per i doni ricevuti”: La mi’ mamma: […] Adesso ‘n canta più, ma quand’er fiolo / e lia c’éva i pensieri ‘n tla testa / cantava che pareva ‘n rusignolo / che quan’ che la sentiv’era ‘na festa.[…]. E qui il ricordo si fa denso nel pensiero dei canti di mia madre, spensierati, felici, di una generazione che aveva vissuto la guerra e forse cantava proprio per la grazia ricevuta di essere ancora in vita e di avere accanto i propri cari.

 

 

AL DI LA’ delle tante sue composizioni, magari quelle più declamate e lette dai bravissimi attori dicitori dell’Accademia del Dònca, queste poesie rappresentano un po’ “lo Spinelli che si sente a casa sua fra i travertini della città”, scrive Allegrini. Un po’ come noi...che, ascoltando in questo pomeriggio letture e sentimenti condivisi e ritrovandoci nei gesti, nei detti, nei luoghi, nelle persone e nei pregi e difetti dell’essere perugini, pare che amiamo ancora di più la nostra città.

 

 

 

marilena badolato

AUTHOR - Marilena Badolato