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GARDEN CLUB PERUGIA: I CRIMINI E LA BOTANICA FORENSE.

PIANTE, radici, semi, pollini, alghe, legno, spore, tutto il verde insomma può avere un ruolo nella risoluzione di casi criminali o comunque garantire un importante contributo alle indagini giudiziarie. La Botanica forense si basa sulla capacità delle piante di raccontare l’ambiente in cui crescono a causa anche alle modificazioni che subiscono in caso di avvenimenti in quell’areale specifico. Grazie al “particolare”ritrovamento di resti botanici sulla scena del crimine, soprattutto se il delitto è avvenuto all’aperto, si può per esempio risalire alla data del crimine, oppure si può localizzare un cadavere in un’area specifica  proprio per le modifiche arboree avvenute, poiché il nostro corpo si decompone e rilascia alcune sostanze chimiche che alterano la forma, il colore delle piante. Si ottiene prima una sorta di profilo di emissione in una area omogenea e dove si riscontra una buona discontinuità forse lì è avvenuta una inumazione clandestina. Oppure si può scoprire se il corpo si trova sulla scena del delitto o se è stato ucciso altrove e poi spostato. L' utilizzo di tracce vegetali per risolvere casi controversi, come avvenne nel 1932 per il rapimento e omicidio del piccolo Charles Lindbergh Junior e risolto anni dopo grazie alla botanica forense. La prova decisiva fu una scala a pioli: attraverso l’esame delle caratteristiche del legno e dei cerchi annuali si scoprì che uno dei pioli combaciava perfettamente con un pezzo mancante di un’asse del portico della casa del giardiniere della tenuta Lindbergh. Così il giardiniere potè essere collegato al crimine, condannato a morte e giustiziato nel 1986.




INTERESSANTISSIMO incontro, organizzato dal Garden Club perugino nella sede del Palazzo della Provincia, condotto dal professore Andrea Coppi dell’Università di Firenze. L’ambito della botanica e biologia forense è molto complesso e necessita di una interdisciplinarietà, un dialogo continuo con esperti di altri settori, come tossicologi, balistici, chimici, antropologi per confermare e contestualizzare le evidenze raccolte. L’indagine su avvelenamenti e omicidi vedeva, accanto alla figura del tossicologo, quella del botanico, poichè tra le piante frequentemente associate a crimini, vi era la digitale che contiene la digitossina, un potente alcaloide con effetti cardiotossici. Caso emblematico quello di Cangrande della Scala, signore di Verona, morto nel XIV secolo per un avvelenamento attribuito alla digitale. La sua tomba, riesumata nel Duemila presso le Arche Scaligere, ha rivelato tracce di polline della pianta nell’area addominale, fornendo una prova botanica a supporto dei sintomi riportati dagli storici. Un’altra pianta letale è il tasso, noto come “pianta della morte”. Gli uccelli possono cibarsene poiché ingoiano il seme senza romperlo: infatti tutte le sue parti, eccetto l’arillo, il rivestimento carnoso del seme, sono tossiche a causa della tassina, un alcaloide neurotossico. Infine la cicuta è famosa, sappiamo per il suo ruolo nella morte di Socrate.

 




MA LA BOTANICA FORENSE SI OCCUPA anche di indagare sulla sicurezza di prodotti alimentari, erboristici e miscele a base vegetale, come la frode negli oli extravergine di oliva, o il caso del miele, quello da apicoltore che ha un numero molto variegato di grani pollinici, un pluriflorale con almeno il 45% di varietà di specie o quello industriale che in certi casi è addizionato di zucchero. Oppure la famosa frode delle conserve di pomodoro Petti che ha riguardato la tracciabilità del prodotto, venduto come 100% italiano, e invece proveniente da Spagna e Cina. Tutto questo grazie a studi approfonditi e complessi, analisi molecolari, tracciabilità genetica.





marilena badolato



AUTHOR - Marilena Badolato