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I 100 ANNI DEL BACIO: FEDERICO SENECA E LA PERUGINA.

IL GIORNALISTA E SCRITTORE MIMMO COLETTI introduce Marco Pierini, dal 2015 direttore della Galleria Nazionale dell'Umbria, ed è sempre un piacere ascoltarlo. " Sotto la direzione di Pierini e con il "rifacimento" della nostra Galleria, bellezza, razionalità, intelligenza in parte ne hanno modificato il volto dopo altre revisioni del visibile fino ai nostri giorni. Una accuratezza della bellezza dove emergono paesaggi, uomini, colori e forme che risaltano in modo affascinante. Il colloquio tra la Galleria e la città in un percorso metodologicamente perfetto tra la vista del verde e la cascata dei tetti con la novità delle vetrate dipinte e l'ingresso a pieno titolo dell'umbro Dottori, che fu anche il primo futurista a essere ospitato alla Biennale di Venezia. Una galleria dal volto nuovo, non rivolta solo verso il passato, ma anche con modernissima illuminazione e allestimento". 
 
 
 
MARCO PIERINI presenta"Federico Seneca 1891-1976, Segno e Forma nella pubblicità" una mostra del 2017 che nasce come progetto integrato di quattro musei (m.a.x. museo di Chiasso in Svizzera, Palazzo Corbelli di Fano, Museo nazionale collezione Salce di Treviso e Galleria nazionale dell’Umbria) che hanno ideato la mostra trasformando in modo radicale l’allestimento a ogni tappa. Le opere esposte in Galleria hanno raccontato l’intero precorso creativo di Federico Seneca, dal liberty all’art déco allo stile futurista, fino al dopoguerra e alla modernità: una testimonianza dell’influenza dell’artista sull’immaginario visivo dell’epoca e sulla natura avanguardistica delle sue intuizioni, tra sintesi grafica delle forme e suggestioni tipografiche. «Seneca, uno dei grandi maestri della grafica pubblicitaria non solo italiana ma europea. Grande artista che ha dato il suo estro migliore alla città di Perugia. A partire dal 1919, e fino al 1935, collabora con la Perugina e la Buitoni (elaborando la efficace comunicazione della ‘Pastina glutinata) per le quali, con il ruolo di responsabile dell'ufficio pubblicità,  cura l'immagine grafica e crea manifesti pubblicitari di grande ispirazione. E i successi dei prodotti Perugina sembrano muoversi in sintonia con quelli di Seneca. Questo rapporto proficuo si interrompe nel 1933 e segna lo spostamento del grafico da Perugia a Milano dove, avendo aperto un proprio studio di pubblicità, collabora per i più importanti nomi delle aziende italiane (Rayon, Cinzano, Talmone, Stipel, Modiano). Durante la Seconda Guerra mondiale interromperà la propria attività, riprendendola poi nel 1950, occupandosi delle campagne pubblicitarie di Pibigas, Lane BBB di Monza, Ramazzotti e nuovamente Cinzano. Per la Perugina e la Buitoni costruirà tutta la cartellonistica pubblicitaria entrando nel prodotto e inventandosi immagini che dopo 100 anni ancora perdurano e stupiscono per la loro modernità. Come quella per i Baci Perugina che riprese l'immagine della coppia protagonista del dipinto Il bacio di Francesco Hayez (1859).".
 


 
 
 
DEL RESTO il Futurismo aveva l'ambizione non di creare un'arte futurista, ma di ricostruire l'Universo, grazie a una penetrazione del tessuto sociale profonda e vastissima. Il 1915 vede infatti Giacomo Balla e Fortunato Depero firmare il Manifesto della Ricostruzione Futurista dell'Universo e non vi è città che non abbia avuto pubblicistica futurista che abbia raccontato questo verbo, una "visione mentale"' del mondo attraverso gli impulsi interiori, in cui la realtà viene rappresentata come la "vede" e la "sente" l'artista (Umberto Boccioni). Questa l'invenzione straordinaria di Boccioni: non è la velocità a essere raffigurata, ma il suo concetto in cui entrano ricordi e stati d' animo. Il Futurismo degli inizi cerca una palingenesi totale, un rinnovamento radicale. L'arte performativa, l'idea di dare concretezza all'impalpabile, un'opera d'arte che deve dare conto della complessità del reale. Così Il Futurismo nei primi anni di vita costruì le basi di una rivoluzione destinata a scuotere profondamente la scena facendo piazza pulita della tradizione all'insegna del dinamismo, della modernità, della simultaneità, del polimaterismo, della tridimensionalità, di una visione dell' arte capace di coinvolgere e cambiare ogni aspetto della vita quotidiana.
 
 
 
"Al periodo di Perugia- scrive Bernardino Seneca, figlio dell'artista- si deve l’incontro con mamma, Sofia Santini, donna di vera bellezza umbra. Mia nonna, Elena Maestrini, non voleva che sua figlia Sofia sposasse il prof. Federico Seneca, ex pilota e uomo di mondo ed ora direttore dell’ufficio di pubblicità della Perugina, residente nell'albergo Brufani, in una stanza arredata con mobili propri fatti arrivare da Fano.Proveniente da una famiglia terriera benestante e solida, non gradiva certo il matrimonio di sua figlia con un artista. In breve, visto che i due si frequentavano di nascosto, mandò mamma a L'Aquila ospite di suo fratello Luigi Santini, dove quest’ultimo dirigeva un’agenzia del Credito Italiano. Papà acquistò un’automobile, eclatante per allora (credo che a Perugia fosse l’unica), una Alfa Romeo 1750 spider (che Giovanni Buitoni titolare della Perugina criticò con la frase riportatami dalla mamma ”quante ruote fa girare la Perugina”) e al sabato pomeriggio andava da Perugia a L'Aquila a trovare mamma. Zio Gigi era, con tutta probabilità, pro mamma Sofia, in quanto non avvisò mai sua madre Elena di questi viaggi ed incontri di papà con mamma. Successivamente lo zio fu trasferito a Livorno e mia madre dovette seguirlo. Federico non fece altro che mutare il percorso facendo Perugia - Livorno. In entrambi i casi dovettero essere tragitti piuttosto faticosi, in quanto le strade di allora, siamo nel 1923-25, non erano asfaltate, se non in prossimità delle città, e frequentemente percorse da carri, birocci e carretti.[...] La situazione non poteva prolungarsi nel tempo, pertanto papà e mamma decisero di sposarsi ed il 27 dicembre 1925 mamma salì alla mattina presto sull’auto di papà e si diressero a Firenze dove, alla presenza di quattro testimoni precedentemente avvisati, tra i quali per papà suo fratello Giuseppe ufficiale dei Carabinieri, con un suo amico, e due amici di mamma di Perugia, di cui uno dei due poteva essere Bastianini, si celebrarono cosi le nozze. Mi raccontarono che dopo il matrimonio fecero un rinfresco tutti e sei in una trattoria molto nota di Firenze e come primo piatto portarono pasta e fagioli. Dopo il rinfresco partirono per il viaggio di nozze a Berlino con prima tappa a Bologna.Papà, in vista del matrimonio, aveva lasciato l’albergo Brufani ed aveva preparato il loro appartamento arredandolo con i mobili che erano al Brufani più altri di casa, facendoli portare da Fano.[...] Si trasferirono a Milano nel 1933 quando papà lasciò la Perugina. Essendo diventato un cartellonista noto a livello europeo, cominciò a sentire limitata e imbrigliata la sua creatività nel contesto della produzione artistica richiesta dalla Perugina e da Buitoni (più che per cioccolato, caramelle, pastina glutinata e qualche altro prodotto, non poteva esprimere graficamente il suo talento). Pertanto decise di mettersi in proprio trasferendosi nel 1933 a Milano, città dove le opportunità e il mercato erano all’avanguardia. Dopo una esperienza fallimentare, finalmente nel 1948, riuscì a chiudere la ditta A.R.A. e a riprendere conseguentemente il lavoro di artista pubblicitario. Riuscì pertanto a riaprire in via Bertani il suo studio denominandolo Edizioni Seneca, che rimase in attività circa 10 anni, fino al 1958, nella parte della casa che una volta comprendeva la sala e il salone. L’esposizione che fece alla galleria Cairola per annunciare il suo rientro nel mondo pubblicitario fu accolta molto favorevolmente. Da molte aziende importanti gli furono commissionati lavori. Qui menziono solo il trittico Agip (commissionatogli personalmente dall'onorevole Mattei) il trittico Pibigas (del quale ci sono le fotografie dell’esposizione delle statue altezza uomo alla fiera di aprile di Milano del 1951), le lane BBB di Monza, Clorodont, Cinzano e Ramazzotti che servirono, unitamente agli altri incarichi tutti molto ben retribuiti, a ridurre (non eliminare) il grossissimo debito che negli anni si era accumulato. Papà, nell’ottobre 1951, allestì un bel catalogo dei suoi disegni con una centrata prefazione di Alessandro Borgese che piacque molto. Molti disegni di questo periodo compaiono sul catalogo "Federico Seneca” edito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, 1998, e null’ultimo catalogo monografico, “Federico Seneca,1891/1976, “Segno e Forma nella pubblicità”, edito 2016 da Silvana Editoriale.
Molto rimane di mio padre, ma ciò che più resta, al di là delle imprese eroiche in aereo, delle corse in macchina e delle spese effettuate senza pensare e valutare il domani, è l’intensa umanità che ha saputo imprimere nella memoria di chi l’ha conosciuto. Umanità e intensità che si ritrovano nel tratto netto e senza compromessi delle sue opere". (da: L'artista e l'uomo" Storia della vita di Federico Seneca- a cura di Bernardino Seneca. Como, 08 aprile 2020).
 
 
 
DOPO una solitudine forzata, causa covid, il Rione perugino di Porta Eburnea, guidato dal presidente Giancarlo Barboni, è ripartito con il ciclo di incontri culturali "Riflessi e Memorie d'avorio", tra i quali "I Futuristi nella grafica della Perugina: Federico Seneca". In questa bellissima sala del Conservatorio" Francesco Morlacchi", sede dell'incontro,  il maestro Luca Saracca ha presentato il clarinetto di Carmine Del Canto, vincitore del Concorso Musicale Internazionale “Giovani in Crescendo”,  che ha eseguito un finto Bach,  una composizione del clarinettista ungherese Béla Kovacs.
 
 
 
 
 
marilena badolato

AUTHOR - Marilena Badolato