IL PINOCCHIO DELLA COMPAGNIA CARLO COLLA AL TEATRO CUCINELLI.
FANTASTICI COLLA marionettisti attivi da oltre due secoli, che al teatro Cucinelli hanno riprodotto l’emozionante mondo del Pinocchio di Collodi. Sei quadri tematici, divisi da un colorato e miniato boccascena, hanno ripercorso le tappe più salienti delle avventure della celebre marionetta. L’equivoco del nome burattino deriva dal fatto che il termine si utilizzava, soprattutto in Toscana, nei confronti di bambini discoli e irrequieti e di chi si “faceva manovrare” da tutti.
FIABA-CAPOLAVORO divisa in situazioni dinamiche con marionette, animali antropomorfi e naturalistici, sagome e cartonaggi mossi da invisibili fili, ma così reali nei movimenti, negli slanci, con volti e movenze scolpiti così minuziosamente da apparire reali, grazie anche ad attrezzature e costumi fedelissimi al periodo nati nei laboratori della Compagnia Colla. E le marionette funzionano. Mettono in scena uno spettacolo popolare, il racconto di una fiaba di povera gente. Non “C’era una volta un Re- ma C’era una volta un pezzo di legno”, è infatti l’incipit.
COLLODI descrive il mondo ottocentesco dove si mescolano insegnamento, proverbi e modi di dire, raccomandazioni a una marionetta di legno che si trasforma mano a mano in un bravo ragazzo. Spunto tipico della letteratura per ragazzi del periodo, ma dove anche il mondo adulto è rappresentato con i suoi personaggi, spesso irrisi dal Collodi come l’incoerente Giudice scimmia del “Tribunale del Paese di acchiappacitrulli” o i Becchini che sono conigli neri come l'inchiostro, e ancora il terribile Mangiafuoco che si commuove a ogni starnuto, o l'Omino di burro del “Paese dei balocchi” che attrae i tanti “lucignolo” per farli diventare ciuchini. Il tutto intriso di tanta “toscanità” regalata anche dalla lingua.
E LA FAME, il cibo rammentato o descritto per ben 36 volte nella narrazione. Una fame atavica appiccicata ai corpi come un destino. Una furiosa ricerca di cibo che patisce lo stesso Pinocchio appena nato cibandosi di quelle pere, torsoli e bucce comprese, e lasciando il babbo Geppetto completamente digiuno. Gli imperativi dei morsi della fame hanno in Pinocchio un qualcosa di surreale, al quale ricorre Collodi, come quando si illude di poter attingere a una grande pentola che bolle facendo l’atto di scoperchiarla accorgendosi che era dipinta sul muro o la sua ricerca spasmodica di “una piccola crosticina di pane, un osso avanzato di cane, un poco di polentina muffita, un nocciolo d ciliegia”. Al contrario ecco la dettagliata lista di vivande che il gatto e la volpe, se pur indisposti, ordinano all’Osteria del Gambero Rosso: quattro porzioni di trippa alla parmigiana, pollastre ingrassate e galletti di primo canto, e quel cibreino di pernici di starne, di conigli e uva paradisa, ricette che rimandano ad artusiana memoria.
VEDIAMO Pinocchio passare da un quadro all’altro, in una scenografia che dipinge l’inizio del suo viaggio: la casa di Geppetto, il villaggio con Mangiafuoco e il Teatrino dei burattini, la casa della Fata Turchina, la riva del mare, il Paese dei Balocchi, il ventre del pescecane. Centocinquanta marionette di diverse forme e dimensioni si avvicendano sulla scena e solo per Pinocchio ne sono state utilizzate una decina, col naso lungo e il naso corto, con le orecchie d’asino, coi piedi bruciati, con l’abitino di carta e invece appena scolpito. Fiaba che alla fine esalta la resistenza della immaginazione popolare, il cavarsela in fondo in tante situazioni di fronte a un destino di povertà che sembra senza uscita
LA RIDUZIONE TEATRALE, su appunti di Eugenio Monti Colla, è fedele al testo, con in più qualcosa di magico creato da quei fili invisibili, restituendo tutto il sapore della fiaba d’avventura assieme al romanzo pedagogico di formazione. E le marionette sono a tutti gli effetti dei mini attori, con la loro gestualità e forza evocativa a cui danno la parola le voci storiche della Compagnia. Mentre la musica di Danilo Lorenzini si diffonde in platea tra marcette circensi, valzer da saga paesana, ritornelli di cantastorie, creando un racconto a cavallo tra fantasia e storica sapienza popolare che ci incanta.
TEATRO CUCINELLI-SOLOMEO
STAGIONE ARTISTICA 2024-25
PINOCCHIO
di Eugenio Monti Colla
tratto dal romanzo Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi
musica originale Danilo Lorenzini
regia Franco Citterio e Giovanni Schiavolin
direzione scenica Tiziano Marcolegio
scene, sculture e luci Franco Citterio
costumi Cecilia Di Marco e Maria Grazia Citterio
marionettisti Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Carlo Decio, Cecilia Di Marco, Tiziano Marcolegio, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette
voci recitanti Loredana Alfieri, Marco Balbi, Roberto Carusi, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Carlo Decio, Teresa Martino, Lisa Mazzotti, Riccardo Peroni, Roberto Pompili, Gianni Quillico, Franco Sangermano, Giovanni Schiavolin, Lorenzo Schiavolin, Paolo Sette.
coordinamento voci: Lisa Mazzotti
musicisti Erika Barba, Alessandro Lamperti, Danilo Lorenzini, Erika Macalli, Daniele Moretto, Antonio Papetti, Daniele Sozzani Desperati, Paolo Sportelli.
Coordinamento musicale Daniele Lorenzini e Luca Volontè
edizioni musicali Fiando Musica
produzione Associazione Grupporiani- Milano, Comune di Milano- Teatro Convenzionato.
marilena badolato