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NELLA DOMUS MUSAE DI ASSISI UNA PARETE DEDICATA ALL’AMORE.

FORSE L’AMORE DI SESTO PROPERZIO PER CYNTHIA, con la quale il poeta inizia le Elegie: “Cinzia per prima con i suoi begli occhi mi ha fatto prigioniero,/ io infelice: nessun Cupido mi aveva mai trafitto prima./ Da allora Amore ha piegato il mio sguardo ostinatamente superbo”. Dal suo nome è nato il libro, lo scaturire dell’amore e del verso. “Chyntia prima fuit, Chyntia finis erit”, dirà in seguito il poeta.

 

 

UNA DOMUS che è una meraviglia di colori tutta da scoprire. Racconta la straordinaria vitalità dell’antica Asisium in età augustea, la raffinatezza del municipio in età imperiale e fornisce elementi di valore per la conoscenza della decorazione pittorica parietale e musiva romana tra il I secolo a.C. e il I d.C. I primi ritrovamenti della domus avvennero nel 1864 in piazza del Vescovado, al di sotto del pavimento della cripta della chiesa di Santa Maria Maggiore. Alle pareti incisi numerosi graffiti con versetti poetici, uno dei quali nomina una domus Musae: da qui l’attribuzione alla musa della poesia e l’appartenenza della casa al poeta Sesto Properzio, nato ad Assisi “l’Umbria mi generò, terra fertile e ricca, là dove essa degrada verso la pianura sottostante”, ma la mancanza di elementi archeologici e storici non permettono con sicurezza di avvallare tale ipotesi. Comunque un luogo che attesta una cultura alta, una ricchezza posseduta, oltre che un gusto e una particolare eleganza.

 

 

IL CRIPTOPORTICO, un portico coperto a volta, della “casa di Properzio” in origine doveva circondare uno spazio aperto centrale adibito a giardino ed essere attiguo ai tre ambienti rinvenuti che presentano pavimentazioni di pregio assoluto: in opus sectile di marmi tra i più preziosi reperibili all’epoca- dal cipollino, al greco scritto, al giallo antico- e in opus scutulatum, con intarsi marmorei policromi su base monocroma. Le pareti hanno una finissima decorazione pittorica a fondo giallo-ocra ripartita in tre fasce orizzontali: zoccolo, parte mediana e coronamento. La parte mediana è divisa verticalmente da fusti di palma e candelabri dove si trovano piccoli quadretti (pinakes) sovra dipinti a tempera.

 

 

NEL viridarium, una nicchia, è rappresentata una parete che può essere dedicata agli innamorati: decorata con delicati tralci verdi e piccoli fiorellini rossi a forma di cuore sui quali poggiano 96 uccellini che volteggiano tra i rami, tutti di fogge e colori diversi. A lato in alto alcuni gigli dove spicca il colore rosso, che ripropone quindi il tema passionale. Le pitture si collocano intorno alla metà del I secolo d.C. Una parete forse dedicata a Cinzia. A pochi metri dal viridarium ecco un pinax che raffigura il mito di Polifemo e Galatea: il carro rosso brillante di Apollo trainato da due grifi alati si contrappone al gigante Polifemo che, innamorato della ninfea marina Galatea, tenta inutilmente di attirarne l'attenzione con il suono del flauto. Gelosia del ciclope, gelosia forse dello stesso Properzio verso un amore ricco di infedeltà frequenti e furenti gelosie reciproche. E tuttavia quando Cinzia morì, Sesto compose una elegia il cui verso più commovente parla dell’aldilà: “Laggiù, qualunque cosa io sarò, sarò sempre la tua ombra. Il grande amore varca anche le rive fatali”.

 

 

 

marilena badolato

AUTHOR - Marilena Badolato