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RADICI DI PIETRA: SAN BENEDETTO ALLA CANAPINA, LA CHIESA TRA LA TERRA E IL CIELO.

 

VERSO SAN BENEDETTO ALLA CANAPINA. Strati e strati di storia da capire e da raccontare per vivere ancora oggi quel percorso delle Mura etrusche da recuperare. Edificata tra il nono e il decimo secolo, extra moenia, a ridosso delle mura che la fanno propria, penetrandola- una parete è ancora ben visibile all’interno- senza, curiosamente, fuoriuscirne mai. Attestata già dalla fine del XIII secolo, periodo in cui appartenne per un certo tempo ai Cavalieri Gerosolimitani (Ordine di Malta) appare come” costruzione ad aule sovrapposte” e di canone benedettino, lo attesta il nome e la storia di uno degli ordini monastici più antichi. La chiesa, in epoca Comunale, rappresentò una specie di “aggancio nodale” tra gli abitanti della Terra vecchia e quelli della Terra nuova, tra i cives optimo iure, e gli abitanti dei borghi di una città che si espandeva, con una funzione di cerniera tra le diverse realtà a causa dell’ originale duplice accesso delle due aule sovrapposte: uno sommitale dall’interno delle mura e quindi della città e l’altro della campagna (Franco Mezzanotte). All’inizio appare come “semplice aula” a ridosso e quasi a protezione di quelle Mura etrusche di una acropoli soggetta a frane e smottamenti proprio per la sua posizione. Dei due colli che formano Perugia, il colle del Sole e il colle Landone, e delle due conseguenti depressioni, il fosso di Santa Margherita a est e il fosso della Cupa a ovest, gli Etruschi scelsero quest'ultima area in quanto ricca d'acqua, ma presto si accorsero che il terreno era franoso, imponendosi allora, come nei secoli successivi, il ricorso a poderose fondazioni e fortificazioni e costanti interventi di manutenzione. E questa zona fertilissima era destinata a coltivazioni ortive, come attesta il nome, dove regnava la canapa, pianta in Umbria così usuale e ancor oggi studiata e recuperata per le sue proprietà medicali, un tempo notissime, e in nuove funzione di bioedilizia, risorsa importante per la bioeconomia.

 

LE MURA ETRUSCHE E LE POSTIERLE. Del resto quando all’interno della Cupa nasce la zona della Canapina, il quartiere di Porta Eburnea sembra saldarsi a quello di Santa Susanna in un ideale percorso di verde ortivo, grazie anche a uno dei tratti più lunghi della cinta muraria etrusca, che presentava al suo interno quelle famose” postierle” tre piccole aperture-le porticelle della Cupa, della Conca e dei Ranieri-, nate per permettere un necessario passaggio, un transito pedonale. E quest’aula fu forse all’inizio luogo di ricovero agricolo, acquistando solo più tardi una funzione religiosa. Una chiesa torre costruita a strati come Sant’ Ercolano e la chiesa del Gesù, a testimoniare sia la fortuna di un assetto architettonico funzionale e convincente, sia il fatto che le nostre storiche costruzioni ecclesiali condividevano l’andamento urbanistico della città nelle sue varie stratificazioni. Delle chiese-collante tra realtà religiosa e funzionalità cittadina, quasi a sancire il doppio ruolo cultuale e civile.

 

SAN BENEDETTO TRA LA TERRA E IL CIELO. Nasce “romanica” e a faccia a vista, lo attestano le belle pietre levigate di grossi blocchi squadrati, i megaliti etruschi, poi si arricchisce di segni gotici- l’arco acuto della porta d’ ingresso lo testimonia, mentre la romanità costruiva a tuttosesto-, lasciando questo tratto orientale ancor oggi visibilissimo (Ivan Nucciarelli). Del resto le pietre rimandano tanti segnali e raccontano la storia. Nella facciata sono visibili i vari passaggi, i tamponamenti creati per smottamenti del terreno, un fenomeno usuale a Perugia. Una prima tessitura muraria, poi una seconda identificata da un marcapiano, poi ancora un’altra salendo. Tutti segnali che fanno supporre che l’esito attuale sia il risultato di molti eventi successivi. Anche i segnali interni sono molteplici: vari occhielli della muratura fanno presupporre l’appoggio di antiche capriate; in origine un’aula con un semplice tetto a capanna e poi un mezzanino che siglava un uso agricolo, non dimentichiamo che siamo in una zona fertile e ricca d’acqua. Il pezzo di muro etrusco che l’attraversa e che curiosamente lì rimane, senza uscirne, fa in realtà presagire che dallo smottamento del muro alcuni conci siano stati utilizzati come basamento per la costruzione dell’aula, una specie di calzo. La evidente sopraelevazione sembra voler riassestarsi sulla stessa quota delle Mura etrusche, quasi a sancirne un ruolo sacro. Una chiesa torre costruita per “sacralizzare” le Mura, ma contemporaneamente ben infissa nel suolo della Cupa, sospensione-aggancio tra la Terra e il Cielo. E ancora impronte di una antica volta, possibile l’inserimento in epoca medievale di un fornice, una porta per consentire un accesso in asse. Nel secondo piano, più manifestatamente medievale, la travatura superiore alla finestra, non perfettamente simmetrica, attesta la noncuranza dell’epoca per la simmetria dell’arco. Dei pezzi di mensole ancora visibili nella facciata parlano di una copertura infissa sul muro etrusco da dove partiva l’aggancio per un porticato, una specie di loggia che doveva consentire un accesso riparato dalle intemperie, mentre, nella parte posteriore della chiesa, pregevole appare ancora oggi l’abside sporgente che sembra sospesa nel vuoto (Michele Bilancia). Nel ‘700 una nuova interpretazione della chiesa la allunga di un terzo piano, fino a raggiungere l’accesso superiore alla piazza. Diventa un pregevole Oratorio che viene annesso al vicino Conservatorio Benincasa, che curava fanciulle orfane e di umili condizioni, mentre la parte inferiore viene utilizzata dapprima come magazzino e poi abbandonata, dimenticata. La facciata anteriore della chiesa e l’interno sono stati ripuliti dalle erbe infestanti che la chiudevano dentro una foresta spontanea, che ne celava quasi l’intera sagoma, rimanendo chiesa sconosciuta ai più. Quasi a raccontare di quando le nostre Mura etrusche erano ricoperte di capperi e di prezzemolo, il petraselinon il sedano che cresceva tra le pietre.

La chiesa di san Benedetto alla Canapina esaminata in due giornate di studio: un incontro di esperti che ha avuto luogo presso l’Oratorio di San Francesco dei Nobili del Sodalizio Braccio Fortebraccio, e una visita guidata alla struttura, lungo le scalette della Canapina, evento organizzato dall’associazione Radici di Pietra presieduta dall’ architetto Michele Bilancia, che si occupa della “conservazione, del restauro, della valorizzazione delle Mura urbiche e per la riqualificazione delle aree urbane di pertinenza”.

E che insomma, oltre che luogo bello e ameno, questo parco delle Mura etrusche, diventi anche un “percorso di salute”, dove il fitness possa incontrare la storia.  

 

Marilena Badolato     27 e 29 marzo  2015     foto di marilena badolato.   foto ingresso chiesa San Benedetto: Maria Chiara Radi De Poi

AUTHOR - Marilena Badolato