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GARDEN CLUB -PERUGIA: HANAFUDA E’ IL GIOCO GIAPPONESE DEI FIORI.

HANAFUDA ha origini antiche. Risalgono al 1500, epoca in cui i Portoghesi introdussero in Giappone i primi giochi di carte. E consisteva nel riunire tra loro elementi complementari. Del resto già nel  XII secolo gli aristocratici giocavano riunendo “pezzi di  conchiglia” (kai-awase) decorati con paesaggi dipinti che erano autentici capolavori d’arte. Hanafuda è il gioco di carte giapponese che ha come semi fiori, piante, alberi e restituisce, nelle sue 48 carte, tutto un universo di leggende, racconti mitologici e poesie dell’antico Giappone. Questo piccolo mazzo di carte consiste nel creare combinazioni tra 12 serie di 4 carte, corrispondenti ai 12 mesi dell’anno simbolizzati da un fiore o da una pianta, e da animali ad essi collegati da una storia o da un antico mito simbolico.

 

CHI non si preoccuperebbe dei fiori”, si domandava il poeta Basho. Da tempo immemorabile in Giappone essi intrecciano i loro viticchi e le loro corolle ai versi, ai racconti e ai riti, e ogni poeta porta con sé il ricordo di un erbario favoloso, del quale sembra aprire e dilatare le pagine nella misura in cui scrive. (da: "Hanafuda, il gioco dei fiori". Véronique Brindeau. CasadeiLibri Editore. Libro con annesse le carte per giocare)

 

COSI’ GENNAIO si apre con il  pino che rappresenta  l’immortalità e la carta madre è la gru, animale raffigurato nei  paraventi più sontuosi; febbraio è il pruno, raffigurato con accanto un usignolo, la pianta dell’intelligenza cara ai letterati, e “presso il  pruno bianco tutte le notti mutano in alba”; marzo è il fiore del ciliegio, sakura, la neve di primavera, la pianta che dona beltà e splendore ai giardini giapponesi con le sue immense fioriture collegate alla contemplazione sulla caducità delle cose terrene; aprile è il glicine, tra i cui fiori canta un cuculo, un’onda azzurro-violetta che annuncia l’estate  e indica, nelle carte, un rapporto di complementarietà con la paulonia, l’uno scende pendente e l’altra sale; maggio è l’iris e a lato della carta si intravede l’angolino di un ponte che ricorda il racconto giapponese de “ l’iris degli Otto ponti”(poiché in quel luogo il  fiume si divideva in otto rivoli attraversabili sopra passerelle), tratto da un’antichissima fonte letteraria i “Racconti di Ise”; giugno è la peonia associata al leone, esprime l’amore come simbolo di felicità e prosperità; luglio è la lespedeza delicatissima, dalla forma vaga, dalle foglie senza attrattiva e senza profumo, associata alla semplicità naturale e al mito del cinghiale bianco; il miscanto è la pianta d’agosto, alleata dei poeti e dei saggi ritiratisi dal mondo, l’erba d’argento, associata all’oca selvatica, un animale onnipresente nella cultura giapponese che migra solcando i cieli; settembre è il crisantemo, che in Giappone porta con sé il Sole imperiale, pianta dell’ immortalità come eterna giovinezza, e nella carta appare con accanto una coppa di sakè a ricordo del “vino di crisantemo”, un liquore di riso dove sono posti a  galleggiare petali di questo fiore; ottobre è l’acero, il colore dell’autunno,  e con la frase “caccia agli aceri” si intende andare alla ricerca delle belle foglie di questa pianta e accanto appare il cerbiatto, ambedue  a rappresentare in Giappone la caccia; novembre è il salice, yanagi, il signore dei fiumi, dei canali, degli argini, simbolo del mondo fluttuante, e sulla carta troviamo rappresentato il patrono degli esaminandi con accanto l’acqua e una ranocchia; dicembre è la paulonia, rapportata al glicine, ed ha come emblema animale la fenice perché si crede che la paulonia non tema il fuoco e il suo legno morbido è utilizzato nelle incisioni e negli intagli.

 

TRA le righe del testo appaiono alcuni haiku, piccoli versi di buon augurio: Tutta la notte la tempesta ha rovesciato le sue onde. I pini di Shiogoshi risplendono di Luna. (Saigyō Hōshi).  La fragranza del  pruno si è mescolata al giaciglio di neve chi  dunque saprebbe quale cogliere? ( Ki no Tsurayuki, Kokinshu). Il mondo non è che fiori di ciliegio (Ryōkan Taigu). Canto del cuculo un movimento delle sue ali disperde i fiori che abbondano copiosi in nuvole di glicine (Ōtomo no Yakamochi  Manyoshu, vol. IX). Oh, tutti questi iris! Come ingannano i loro riflessi sull’acqua. (Matsuo Basho, Diario di viaggio). A cento leghe respinge la pioggia la  peonia (Yosa Buson). Senza far cadere una sola goccia di rugiada dolcemente danza la lespedeza. Tra le onde colme di minuscole conchiglie petali di lespedeza (Matsuo Basho). Miscanto sbiadito cuore solitario che sussulta (Issa Kobayashi). Fiore di crisantemo la cui rugiada dà vita alla mia pietra da inchiostro (Yosa Buson). I monti si oscurano derubando il vermiglio delle foglie d’acero (Yosa Buson). Dal mio ombrello mi  appare un sentiero ramificazione dei salici (Matsuo Basho). Questa solitudine la condivideresti? Foglia di paulonia (Matsuo Basho).

 

 

Véronique Brindeau , l’autrice, studiosa e insegnante di musica antica giapponese all’Institut National des Langues et Civilisations Orientales, ha pubblicato numerosi libri, cataloghi e traduzioni. In Italia ha riscosso molti consensi il suo “Elogio del muschio”.

 

 

 

                                                                             GARDEN  CLUB – PERUGIA

                                                                         HANAFUDA  IL GIOCO DEI FIORI

                                                                  di  Vèronique Brindeau-  CasadeiLibri Editore

                                                                         presentazione di Lorenzo Casadei

 

                                                                                      Hotel Plaza- Perugia

 

 

 

marilena badolato

 

AUTHOR - Marilena Badolato