“PASSIONE OLIO”. UNA EMOZIONE VERDE.
EBBRI D’OLIO. Ubriachi di questa spremuta di Natura vera. Tutta l’Umbria infatti è un mondo d’olio in queste giornate di novembre. E girano per i tanti frantoi gli evo lovers, ora che “Frantoi aperti” regala tante occasioni per conoscere meglio il mondo dell’olio e visitare la nostra regione. Con una splendida estate di San Martino, il sole a illuminare con un caldo abbraccio che profuma di olio nuovo e vino novello. Le nostre cultivar, Leccino, Frantoio, Moraiolo, Pendolino, Rajo, ma anche Morcona, San Felice e Dolce Agogia equilibrio perfetto tra eleganza e naturalezza in fantastici blend creati da esperti agronomi, regalano emozioni verdi su quella fetta di pane caldo.
L’OLIO E’ SLOW. Che sia un “affare lento” si intuisce, lo sentiamo in bocca. Con la sua fluidità riveste il palato e lo nutre di sapore e salubrità. Una delle prime impressioni al naso sono i suoi sentori erbacei, una spremuta di frutta, una natura intera. Più o meno piccante, più dolce o più amaro, al profumo di erba fresca e carciofo o di pomodoro maturo o leggermente mandorlato. Un fruttato più o meno intenso che si sposa perfettamente con la cucina regionale italiana, le dona nerbo o dolcezza, sapidità o eleganza, colore marcato o semplice lucentezza, plasmato in forme stravaganti e moderne di perle gelatinate o semplicemente come filo dorato che scende a condire. L’olio non è solo un condimento, ma un vero e proprio alimento e un importante ingrediente in ricette accattivanti e salutari.
E RITORNA IL VOCABOLARIO del frantoio: cura, potatura, raccolta, resa, frangitura, gramolatura, filtraggio, centrifuga, estrazione, spremitura, acqua di vegetazione, fogliame, acidità, olio lampante, olio equilibrato, sentore erbaceo, e quello “strippaggio”, quasi suono onomatopeico, l’aspirare l’olio in bocca, durante la tecnica di degustazione, per fare entrare l’aria e l’ossigeno e volatilizzare così gli aromi che si manifesteranno sulla lingua e sulla via retro nasale.
ED è un vociare di uomini e macchine uniti insieme per fare bene, per fare meglio. E di rimando attrezzi antichi alle pareti, qui al frantoio Batta, per curare gli ulivi con la “slupatura”:una potatura straordinaria per togliere la parte vecchia e fradicia del legno e poi disinfettarne le cavità, dai rami alle radici, fino ad arrivare al legno sano. Una sorta di lavoro odontoiatrico, insomma, per la carie (o “lupa” Fomitiporia punctata) dell’ulivo. Una cura che dimostra, già ai tempi dei tempi, la tenacia, la passione, l’amore verso la propria terra di questi frantoiani coraggiosi
E OGGI sappiamo che l’olio evo fa bene. L’olio extravergine è una carezza al nostro sistema immunitario. Lo modula con una lezione di misura e costanza. Lo educa stimolando le sue difese organiche a creare un microbiota sano. Composti fenolici bioattivi, idrossitirosolo (HT) e oleuropeina (OL) sono qui protagonisti. Antiossidanti naturali che proteggono le cellule immunitarie dai radicali liberi. Rafforzando le loro difese e regalando una capacità antinfiammatoria e una azione protettiva e chemio preventiva nei riguardi della cancerogenesi soprattutto nei tumori della mammella, del grosso intestino, del fegato e della prostata. E in più con la presenza dell’acido oleico, il “grasso buono”. Sembra anche che all’aumentare della quantità di olio assunta diminuisca parallelamente il valore dell’OR, cioè la misura del rischio. Con equilibrio e naturalezza quotidiana l’olio evo, nella dieta di ogni giorno, regala una difesa potenziata in modo organico, biologico.
E ALLORA un “giro d’olio” sul nostro piatto è una lezione di salute, un gesto che diventa prevenzione. E’ una formula antica, di una mediterraneità dove lo stare bene non è eccesso, ma armonia. Dove dieta significa stile di vita sano. Un filo d’olio quotidiano diventa anche un “atto di cultura” che questa volta nasce dal piacere del gusto.
SE DOVESSIMO INDIVIDUARE un alimento che riesca a rappresentare la bellezza e l’anima del territorio italiano, questo sarebbe l’olio d’oliva, non solo per il ruolo indispensabile che gioca sulle nostre tavole, ma anche per la sua capacità di essersi esteso, adattato e declinato da Pantelleria al Garda, inconfondibile, mai uguale a se stesso. Il merito di questa straordinaria diffusione ancora oggi, va all’instancabile lavoro di generazioni intere di olivicoltori, frantoiani, contadini che hanno saputo acclimatare l’olivo nel proprio territorio, dando vita a economie locali e determinando usi e costumi tramandati nel tempo, grazie anche a ricette tipiche. Per questo parlare di olio significa parlare di storia, di territori, di paesaggi, di persone. Tanti produttori locali che continuano a mantenere in vita l’immenso patrimonio olivicolo nazionale. È un modello di produzione virtuoso perché assicura insieme tutela del paesaggio e dell’ambiente e garantisce produzioni di pregio qualitativo non riproducibili nelle grandi dimensioni industriali.
BELLA L’ IDEA di un “Fiocco verde “per festeggiare il “neonato” olio evo 2025, un riconoscimento assegnato da “Teatro naturale” (da una idea di Giulio Scatolini), per celebrare i primi oli dell’annata sottolineandone la freschezza e l’intensità dell’aroma. E pensiamo allora anche a un fiocco rosso, rosa e bianco per il vino novello regalato dai nostri territori vinati. Il nostro Sagrantino avrà un fiocco rosso fuoco, il rinato Trebbiano spoletino avrebbe quello bianco, mentre il fiocco rosa lo assegnerei a un Gamay rosè tornato a casa sua dopo tanto tempo…un figliol prodigo accolto a braccia aperte.
marilena badolato







